Traffico di stupefacenti, di armi, furti consistenti per procurarsi importanti somme di denaro e acquistare nuovamente la droga. Quella sgominata dal nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale (una serie ininterrotta di 21 omicidi risolti dal 2009) non è soltanto una banda di nove persone di cui cinque direttamente responsabili dell'omicidio di «Zio Pietro», il pregiudicato Pietro Mannisi, assassinato a 62 anni con due colpi di pistola alla testa intorno alla mezzanotte del 22 febbraio scorso in via Caduti di Marcinelle, agli estremi confini di Lambrate e poco lontano dalla tangenziale est. Un fatto criminale che era stato subito ribattezzato «la fotocopia dell'omicidio Casetto» visto che proprio lì, in quella strada isolata, in mezzo alla neve, era stato trovato morto con un colpo alla nuca l'11 dicembre 2012 quell'altro pregiudicato, Ivan. Tuttavia qui l'organizzazione di trafficanti e pusher era così strutturata e florida - un centinaio di clienti al giorno tra le zone dette «Cam», «Fermate», «Vicino» e «Cascina sotto il pont», tra i comuni di Segrate e Sesto San Giovanni -, che fruttava anche 7mila euro al giorno spesi da un centinaio di clienti.
Sempre di droga si tratta, come allora, come con Casetto, questo già si sapeva. I carabinieri sanno bene che in certi luoghi e in certi modi si muore solo per traffico di stupefacenti perché niente rende tanto denaro. C'è chi sgarra, chi cerca di mettersi in proprio. Tuttavia qui i «parametri», soprattutto quelli economici, di guadagno, sono ben diversi, sono altissimi. Sì è vero. Alfred «Fred» Kurtulaj, albanese di 28 anni noto per essere un grossista delle piazze di Sesto San Giovanni, il connazionale Berkaj Besar, detto Pepino, di 29 anni, all'italiano Wladimiro Di Emilio, 38enne e il marocchino El Mehdi Chajar, detto Milo, di 28 hanno deciso che Zio Pietro andava eliminato: voleva fare il furbo e aveva acquistato una partita da un chilo di cocaina ad Alessandria del valore di 40mila euro e avrebbe tentato di venderla proprio a Milo. Voleva allargarsi sulla piazza di Sesto e Segrate. Milo però racconta tutto a Fred il quale però avrebbe riferito tutto al 28enne albanese che lo riforniva di droga e Mannisi è già morto: viene attirato sul luogo del delitto con la scusa di una conversazione di affari relativa alla gestione di una partita di droga. Ci pensa Wladimiro a fissare l'appuntamento con la vittima. Senza sospettare nulla Zio Pietro arriva a bordo della Fiat 500 della figlia e lo fanno fuori.
Poi ci sono però anche furti e armi. Oltre ai quattro criminali presenti la notte dell omicidio - chi come complice, chi nel ruolo di esecutore -, infatti i militari hanno arrestato altre cinque persone: si tratta di due italiani, due albanesi e due rumeni che facevano parte a vario titolo della gang di Fred che sono stati raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere, accusati, a vario titolo, di porto e detenzione di armi e traffico di droga. Ma anche di furto e detenzione illecita di arma da fuoco.
Ora chi colmerà questo «vuoto» di spaccio da migliaia di euro al giorno? Si scatenerà una guerra tra bande? Gli investigatori sono certi che se ci sarà una faida, gli albanesi saranno sempre in prima fila.
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