Un igloo di pietra, rame e ottone, racconta la storia immaginaria d'un eremita, uomo o donna non si sa, monaco o sciamano forse, che viveva presso chiare e fresche e dolci acque mentre Milano e i suoi Navigli si espandevano intorno. La Casa dell'Eremita sul Naviglio è il titolo narrativo dell'opera di Caroline Mesquita (artista francese nata a Brest, nel 1989), installata alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di via Vigevano 9, secondo appuntamento del ciclo espositivo Project Room 2019 (curatrice Cloè Perrone). Un ciclo fortemente voluto da Arnaldo Pomodoro, artista tra i massimi del Novecento, appartenente a una famiglia di talento (suo fratello minore era lo scultore Giò), autore di opere popolari come il Disco Grande di piazza Meda. Arnaldo, oggi 93enne, dice: «La Fondazione, oltre a far conoscere il mio lavoro, sostiene i giovani artisti, in particolare quelli impegnati sulla scultura. Dialogare con i giovani, chiamarli in causa per un progetto, vuol dire trasmettere la memoria come elemento fondante e aprirsi alla trasformazione e alla ricerca. L'iniziativa Project Room sarà in programma anche per i prossimi anni».
La magnifica capacità degli artisti di guardare al futuro non abbandona Pomodoro, in un'età in cui sarebbe comprensibile tenersi discosti. Ed è con l'entusiasmo di Arnaldo che va vista la «Casa dell'Eremita», fatta con pietre che sono beole chiare lombarde - ricoprono l'intera superficie della Fondazione - e oggetti quotidiani dell'eremitaggio, scelti da Mesquita, in parte provenienti da Fonderia Nolana del Giudice (Napoli), dove l'opera è stata prodotta.
La «Casa» rimanda a un modo di vivere lontano dalle norme: l'eremita aveva soltanto il cielo, come limite, e forse la legge morale dentro di sé (anche prima che apparisse Kant); le leggi della comunità gli erano aliene, ostili. Per questo l'opera diventa metafora di uno stile di vita oggi inaccettabile, che si ritrova in lembi remoti del pianeta, non nei pressi di una metropoli, dove la disarmonia con le norme sociali è lasciata ai campi nomadi. L'opera, di perfetta e serena composizione, trasmette il potere dell'ingegno umano: quelle pietre che si incastrano, quel rifugio che riluce di rami e ottoni e argenti, è la casa di ogni anima inquieta, del viandante che si fa domande sul cosmo, dell'essere umano che fugge da se stesso, per ritrovarsi più autentico. Le leggende che si raccontano intorno all'eremita del Naviglio - parte integrante dell'opera, che la rende simile a una fiaba - sono tante. Chi era? Un poeta, un eretico, addirittura un intellettuale, qualsiasi cosa volesse dire in passato, e vuol dire oggi, una parola così colma di aspettative.
Mesquita, come Sophia al-Maria e Rebecca Ackroyd, le due altre artiste del ciclo Project Room 2019, è un nome under 40. La sua opera è visibile, a ingresso libero, aperta fino al 31 ottobre. Da ricordare, nato dalla Fondazione, luogo che è uno dei vanti di Milano, il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura.
Viene consegnato dal 2006: quest'anno è alla quinta edizione. Va ad artisti tra i 25 e 45 anni e nel 2019 è stato vinto dalla serba Aleksandra Domanovi (nata a Novi Sad nel 1981). «Sempre pensare al futuro», è l'insegnamento di Pomodoro.
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