«Prestito a costo zero per la tua ripartenza» è lo slogan di «Credito solidale 2.0», l'iniziativa lanciata ieri da Fondazione Welfare Ambrosiano (che vede come soci fondatori Comune, Camera di Commercio, Cgil, Cisl e Uil e in questo caso la partnership di JpMorgan) per dare una mano alle famiglie in difficoltà a causa della pandemia. I milanesi potranno accedere ad un credito da 2mila fino a 10mila euro e la Fondazione riconoscerà un contributo a fondo perduto che abbatterà gli interessi al cento per cento. La restituzione del prestito partirà 12 mesi dopo l'erogazione (quindi per il primo anno non sono previste restituzioni) e le banche convenzionate garantiranno rate sostenibili e dilazionabili fino a 60 mesi, quindi 5 anni. Il credito a costo zero dovrà essere utilizzato per far fronte a spese primarie, dall'affitto alle bollette, spese condominiali, sanitarie, rate dell'asilo nido, mensa scolastica, formazione professionale ecc. La Fondazione Welfare parte con un fondo iniziale di 750mila euro (che può coprire circa 2,2 milioni di crediti) ma può arrivare fino a 12 milioni. Se venisse utilizzato l'intero pacchetto potrebbero ottenere l'aiuto da un minimo di 1.200 fino a 6mila nuclei familiari. Il prestito è rivolto a lavoratori e residenti della città metropolitana in situazione di temporanea difficoltà economica a causa dell'emergenza Covid. Per aver maggiori informazioni sul Credito solidale 2.0 basta contattare la Fondazione ai numeri 02/87178060 o 02/87178183 oppure consultare il sito www.fwamilano.org/servizi/credito-solidale-sociale. «Vogliamo offrire un'occasione per ripartire a chi sta vivendo un periodo di difficoltà dovuto alla crisi generata dalla pandemia - afferma il sindaco Beppe Sala -. La ripartenza non è e non sarà facile per nessuno e certamente sarà più dura per i milanesi che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione». L'assessore al Lavoro Cristina Tajani sottolinea che «fornire il corretto supporto oggi evita che problemi contingenti si trasformino in un bisogno strutturale».
Sala ricorda che nel 2020 la città ha perso l'11% del Pil e «nonostante il blocco dei licenziamenti sono stati persi 22mila posti di lavoro, immaginate quante famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese. Sono ottimista per il futuro di Milano ma preoccupato per questo periodo che ci attende».
Il Comune «continuerà a fare la propria parte, ma gestire i bilanci di una grande città oggi è un disastro e Milano sta soffrendo più di altre che non hanno questo fior fiore di società partecipate», da Sea ad Atm, che «in periodi normali garantiscono dividendi ma quando vengono a mancare come ora si creano problemi di cassa. Anche il sistema di trasporto ha costi fissi e se non hai entrate il bilancio ne risente. Stiamo lottando per non tagliare i servizi e chiediamo una mano anche al nuovo governo».
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