Luca Pavanel
«La critica musicale l'è morta?», a volte capita che qualcuno se lo domandi, e a dire la verità ormai non tanto raramente. Certo è che quest'arte ha subito, diciamo, una certa evoluzione. Il pubblico sembrerebbe leggere di meno, non sempre però per «colpa» sua.
Domande per cominciare: qual è veramente lo stato di salute della critica oggi? Che cosa si dovrebbe fare per far migliorare il «paziente», se necessario? Quali le prospettive? Risposte che possono arrivare dagli addetti ai lavori, da alcuni critici ma anche musicisti, manager dello spettacolo e dagli spettatori appassionati ovviamente, ai quali l'informazione si rivolge. Ecco una sintesi estrema delle opinioni raccolte da diverse voci. La maggior parte ha preferito non comparire.
MANCANZA DI SPAZI
A quanto pare questo è uno dei problemi centrali, secondo il parere di diversi interpellati. I media, in particolare quelli cartacei, chi più chi meno al momento avrebbero ridotto, e non poco, gli spazi nelle pagine per le recensioni, a favore dell'informazione di servizio (chi suona, dove suona, quando suona per esempio). Dunque una richiesta a chi nei quotidiani e non solo è nella stanza dei bottoni: riconsiderare il genere-critica sia per testimoniare la produzione artistica sia per rispondere alla domanda: «Perché non ci sono più o quasi le analisi, i commenti?», si chiedono in platea. Provare per credere: è successo pure a chi scrive.
LINGUAGGIO PIÙ ABBORDABILE
Domanda che arriva da più parti, voglia di semplicità. Lo stile di certi critici, stando alle opinioni raccolte tra il pubblico dei comuni mortali, dovrebbe essere più afferrabile, soprattutto nella prosa che si incontra leggendo le riviste non specializzate. Di certo non un'accusa, solo una piccola «preghiera» di quanti avendo passione ma meno cultura specifica a volte non riescono a capire fino in fondo i dotti articoli che vengono pubblicati.
SCRITTORI (E MUSICISTI)
Il critico deve avere una conoscenza forte, dovrebbe aver fatto musica attivamente, magari studiato uno strumento. Questo aiuterebbe a non avere un'idea della critica troppo intellettualizzata e astratta, lontana dalle cose del pentagramma. Il critico dovrebbe essere un divulgatore in senso lato. Prendersi il compito e avere la capacità di trasmettere la passione per il mondo della musica.
MENO VOTI E PAGELLE
In questo caso i «partiti» sono due, opposti: il primo secondo cui il giudizio del giornalista-critico non dovrebbe riguardare più di tanto i singoli strumentisti ma la rappresentazione, lo spettacolo nell'insieme, l'esecuzione, l'idea artistica. Questo aspetto permetterebbe di uscire dalla schema delle pagelle e dei voti. Il secondo «partito» invece non vuole rinunciare alla recensione, alle stroncature quando è il caso. Se non c'è mai un giudizio chiaro, viene asserito, tutto appare come uguale, né virtuosi né mediocri. Tutti promossi.
PERCHÉ CI VUOLE ORECCHIO
Non basta avere un buon orecchio: il profilo del «nostro» dovrebbe essere una mescolanza equilibrata di capacità giornalistiche, musicologia, passione e abilità nell'analizzare tecnicamente una partitura musicale. Infine una nota di genere: sarebbe bello che il mondo femminile fosse più rappresentato anche in questa particolare categoria professionale.
PROSPETTIVE DIVERSE
Sarebbe interessante, afferma un intervistato, che le recensioni venissero fatte pure da figure alternative al critico tradizionale, per esempio da scrittori, poeti e pittori. Spettatori sensibili capaci di fornire punti di vista differenti. La parola inoltre potrebbe essere data al pubblico di quegli appassionati che posseggono un bagaglio sufficiente a farsi un'idea.
INFORMAZIONE ONLINE
Sempre apprezzabile poter allargare il raggio di azione della parola scritta, della riflessione, dell'analisi. A una condizione: no alla torre di Babele dove ognuno «spara» la «sua» senza neppure farsi riconoscere. Inoltre, una raccomandazione: che le penne del web non prendano i «vizi» di certa informazione online, tra fake, superficialità e pressapochismo. La nota dolente tra le positività è che la «rete» offre l'opportunità di esprimere giudizi anche a non professionisti, addetti ai lavori e critici militanti. E i grandi giornali perdono il treno e non si difendono.
UTILITÀ IGNORATE
Il disimpegno dei media verso la recensione potrebbe essere legato al non entusiasmo verso ciò che non rappresenta informazione, notizia, la cronaca. Almeno nella musica riflessioni e giudizi forse sono percepiti come sprechi. La critica invece potrebbe posizionarsi come alternativa alla velocità e brevità dei messaggi web.
Uno spazio per il pensiero. L'interesse del pubblico a confrontarsi con le opinioni in «rete» nei giornali d'informazione online, e sui blog personali, è un dato che dovrebbe far riflettere sull'utilità della critica musicale.
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