Due anni traumatici, tra gli influssi del caso Palamara e i veleni che hanno investito la Procura, portano tra meno di un mese la magistratura milanese a fare i conti con se stessa: e bisogna dire che il quadro dei «partenti» in vista delle elezioni per il nuovo Csm, previste per il 18 e 19 settembre, sembra dire che la tempesta non è stata inutile. Grazie anche alla riforma del sistema elettorale varata dal ministro Marta Cartabia, lo strapotere delle correnti organizzate sembra per la prima volta aprire la porta a candidature autonome con possibilità di successo. E all'interno delle correnti sembra finalmente prevalere più il criterio della qualità che la garanzia della fedeltà.
Almeno tre nomi di peso, tra i candidati, nascono al di fuori dei gruppi di potere storici: uno è quello di Mariolina Panasiti, presidente della decima Sezione penale, in passato giudice di processi importanti come quello sui dossier Telecom. In passato ha militato nella corrente moderata di Magistratura indipendente e in quella centrista di Unicost, adesso ha deciso di correre da sola. Nel suo «manifesto» c'è una critica aperta al sistema delle nomine e delle spartizioni che ha imperato finora, per lei il membro del Csm «deve rispondere delle proprie scelte ai colleghi tutti e non già ai voleri di chi lo ha designato».
Ancora più netta la rottura che si è verificata all'interno della corrente di sinistra, Area, il cui gruppo milanese ha affrontato a giugno una riunione accesa in cui il sistema di «primarie» proposto dai vertici nazionali è stato accusato di lasciare aperta la porta a candidature decise dall'alto e da Roma. Risultato: due esponenti storici di Area a Milano, come il pubblico ministero Roberto Fontana e il giudice Maria Luisa Savoia hanno deciso di candidarsi in proprio, sorretti da un imponente e variegato elenco di firme: per Fontana si è spesa anche una moderata come il capo del pool Antimafia Alessandra Dolci; da notare che Fontana, attualmente coordinatore del dipartimento economico della Procura, si trova a essere l'unico pm candidato al nord. A quel punto Area ha cercato di correre ai ripari in extremis, candidando un nome importante come Beatrice Secchi, giudice, compagna del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.
La necessità di segnare un cambio di rotta si coglie anche nelle scelte di Unicost, la corrente più pesantemente investita dal «caso Palamara». Per questo si è deciso di candidare una figura di prestigio indiscusso come Paola Ortolan, un passato in Procura, oggi giudice al tribunale dei Minori.
Toccherà a lei il compito non facile di dimostrare che anche all'interno delle correnti organizzate ci sono i margini per ripensare in modo autocritico il funzionamento del Csm. Che è esattamente ciò che chiedono i magistrati qualunque, di qualunque idea e orientamento politico.
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