Dai «no Renzi» arriva la lezioncina al premier

Boeri e Majorino richiamano il segretario del Pd e un partito «presuntuoso»

Il primo a prendersi (giustamente) una rivincita è l'assessore dem Pierfrancesco Majorino. Alla vigilia delle primarie premier Matteo Renzi disse che tra Beppe Sala, la ex vicesindaco Francesca Balzani e l'ex assessore alle Politiche sociali, «Majorino è il più lontano da me». Il segretario del Pd ha preso un «cappotto» da Roma a Torino a Napoli, ora si attacca - anche se non è un exploit - alla vittoria milanese per allungare la vita al governo. Ma Majorino ieri mattina si è immediatamente tolto qualche sassolino dalle scarpe. «A Milano - ha scritto su Facebook - abbiamo vinto perchè siamo stati un centrosinistra ampio e aperto. Perchè il Pd (tutto) non è stato quello che piace a #verdinibleah ma quello combattivo, di governo e ambizioso. Perchè abbiamo fatto le primarie e, dal minuto dopo, praticamente senza eccezioni, siamo stati in campo uniti». Un messaggio a Renzi? «Gli direi: non ti consolare con il risultato milanese, perché è un risultato di tanti. Qui c'è un centrosinistra ampio e composito». Ha vinto Sala «perché siamo riusciti a non chiuderci: questo è il punto di fondo. Indubbiamente - ha aggiunto - la strada è quella di andare avanti con un'alleanza di centrosinistra. Serve un Pd non presuntuoso, che guarda tutti dall'alto in basso. Non deve essere un partito che sbeffeggia chi va a votare al referendum sulle trivelle».

Prla attraverso ii social anche Stefano Boeri, l'ex assessore alla Cultura che alle primarie aveva sostenuto la Balzani contro il «partito della nazione» che sembrava nascere intorno a Sala, con la regia del premier. «La sinistra milanese - ha scritto ieri Boeri - si sveglia rassicurata, ma consapevole del rischio corso; e della la sfida di competere con un nuovo centro/destra non estremista (a sua volta chiamato a confermare le sue promesse di laicità e liberalismo). Saranno 5 anni speciali. L'Italia si sveglia con molte grandi città governata da un imprevedibile caleidoscopio politico. Un cambiamento in alcuni casi salutare per la Politica, in altri inaspettato, in altri ancora crudele. Il Pd si sveglia con una grande sfida davanti e con l'opportunità di capire che l'intelligenza collettiva di un partito non si governa solo dal centro, dall'alto. Perché le grandi città oggi sono Mondi interi, cche chiedono una Politica tutta per loro, con grandi spazi di autonomia e inventiva, che la politica troppo spesso soffoca o insegue a stento».

É il deputato dem Francesco Laforgia infine che invita Renzi ad «ascoltare il campanello d'allarme che arriva dalle amministrative». A Milano «si vince con un centrosinistra largo e civico, senza strane alchimie. Senza il centrosinistra, nelle altre città, si perde, rovinosamente e clamorosamente. Nonostante le vittorie di Milano e Bologna è evidente che tiri una brutta aria sul Pd e su chi lo sta guidando a livello nazionale.

É urgente innanzitutto all'interno del partito recuperando la capacità di ascoltare e rispettare anche chi in questi mesi si è allontanato. Il tema non è il doppio incarico fra premiership e segreteria, ma la linea politica. C'è una distonia fra il racconto che stiamo facendo dell'Italia e il disagio reale che le persone vivono sulla propria pelle».

ChiCa

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