Dallo stadio ai Navigli Sala ora "firma" i Daspo contro rom e abusivi

Nuove aree per gli ordini di allontanamento La sinistra si infuria: «Ideologici e inefficaci»

Dallo stadio ai Navigli Sala ora "firma" i Daspo contro rom e abusivi

Sarà un caso, ma ci è voluta l'uscita (venerdì scorso) dell'ormai ex assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, l'anima più a sinistra del Pd nella giunta Sala, per accelerare l'estensione dei «Daspo urbani». Ieri il sindaco ha convocato alle 16 una seduta straordinaria e ha varato la «proposta di modifica del Regolamento di Polizia urbana del Comune» inserendo l'articolo 135 dal titolo «Aree urbane ove opera l'ordine di allontanamento». È la mappa delle zone in cui si potrà rafforzare la lotta a venditori abusivi o (...) persone che commettono atti contrari alla pubblica decenza o in stato di ubriachezza, parcheggiatori abusivi, accattoni molesti o quelli «con il loro comportamento rendono difficoltosa o impediscono la fruizione di aree pubbliche», e nella casistica, senza citarli, rientrano anche le carovane rom. «La legge è uguale per tutti, non è un provvedimento contro un gruppo o un etnia, ma se rom, sinti e caminanti stazioneranno in maniera molesta o impedendo di fruire di alcune aree si prenderanno un allontanamento» precisa la vicesindaco Anna Scavuzzo. Dal decreto Minniti del 2017 vigili e forze dell'ordine potevano emanare ordini di allontanamento per 48 ore solo in stazioni ferroviarie e mezzi di trasporto. In due anni e mezzo la polizia locale ne ha firmati solo 290 e appena 12 sono stati trasformati dal questore in daspo, il divieto di frequentare la «zona rossa» per 6 mesi o più. La modifica del regolamento serviva ad estendere gli ordini su altre aree della città. La giunta ne ha indicate 11 specifiche: Porta Venezia/corso Buenos Aires, ex Porto di Mare/via San Dionigi/Fabio Massimo/Sant'Arialdo, stadio di San Siro, Centro storico/Cerchia interna, Navigli, Darsena/Ticinese/Conca del Naviglio, Sempione/Arco della Pace, corso Garibaldi/corso Como/piazza Gae Aulenti, Ospedale San Paolo, Ospedale San Carlo/retro area Caserma Perrucchetti, Ospedale Niguarda. E ha fissato criteri validi a tappeto: i daspo possono scattare «in aree adiacenti fino a 100 metri scuole di ordine e grado, università, centri di ricerca, fiere, mercati e aree di pubblici spettacoli, adibite a verde pubblico o adiacenti presidi sanitari, ospedali, case di cura e cliniche, parchi archeologici, complessi monumentali e altri luoghi culturali. Primo step è l'ordine di allontanamento di 48 ore unito a multa da 100 a 300 euro, in caso di violazione si aggiungono da 200 a 600 euro di sanzione e se c'è recidiva i vigili trasmettano la richiesta di Daspo al questore. «Se riconosce che c'è problema di ordine pubblico - spiega la Scavuzzo - firma il divieto di frequentare quell'area per 6 mesi o oltre». «Meglio tardi che mai» è il primo commento che arriva da centrodestra e M5S. La Scavuzzo spiega che la giunta ci ha messo tanto «perché Milano ha complessità diverse da altre, capire come mettere in atto per davvero l'allontanamento non è stato facile. Non so fare una previsione sull'efficacia e sarà difficile misurarla, dopo 6-10 mesi capiremo. Ci può essere un effetto deterrente importante e un aumento degli allontanamento più che dei Daspo». Beppe Sala ha confermato che la delibera andrà in aula e la vice ha precisato che la giunta è stata convocata ieri «perché ci sono ancora due settimane prima della pausa estiva, sarà il consiglio ora a valutare se accelerare o discuterne di più».

Non ne sentiva il bisogno Milano Progressista, l'ala sinistra della maggioranza: «I contenuti della delibera non hanno affatto risolto i nostri seri dubbi di merito posti già a giugno - cita una nota - Il vero rischio nell'emanare queste norme manifesto è di arenarsi poi in atti di totale inefficacia reale e a rischio ricorsi. È una scelta che rischia di apparire ideologica e ci trascina su un terreno culturale che non è il nostro e su cui saremo sempre perdenti rispetto a chi» la Lega «soffia sulla presunta insicurezza delle città».

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