Decine di ragazzini nel giro di prostituzione scoperto dai carabinieri

Dalle indagini emerge una rete di contatti «anomali» tra minorenni e clienti adulti

Decine di ragazzini nel giro di prostituzione scoperto dai carabinieri

Cristina Bassi

Sarebbe solo la punta dell'iceberg quella emersa finora dall'indagine sul giro di prostituzione minorile maschile che due giorni fa ha portato all'arresto di nove persone tra Milano e Pavia. Gli inquirenti infatti, nel massimo riserbo su una delicata inchiesta che riguarda ragazzi minorenni (uno di loro aveva 12 anni all'epoca dei fatti), sono convinti che la rete di giovanissimi che si offrivano via chat e di clienti adulti «insospettabili» fosse più ampia di quella descritta negli atti. Anche se non sarebbe emersa alcuna organizzazione che gestisse il mercato del sesso nella zona di Lainate. Né qualcuno che sfruttasse i ragazzini, i quali si conoscevano fra loro e si sarebbero reciprocamente coinvolti attraverso il passaparola.

Le indagini dei carabinieri di Lainate e del Comando provinciale di Milano, coordinate dal pm Andrea Fraioli, hanno riguardato l'estate del 2105 e sono partite proprio da un controllo casuale in cui il 12enne è stato scoperto in auto con un 60enne che non era né un amico né un parente. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Livio Cristofano si parla di tre minori che si prostituivano (un quarto risulta implicato), italiani e stranieri che avevano appunto tra i 12 e i 17 anni, e di nove clienti, tutti tra i 30 e i 60 anni. Gli adulti sono padri di famiglia, operai, professionisti, imprenditori. Due sono finiti in carcere e sette ai domiciliari. Nelle prossime ore si svolgeranno gli interrogatori di garanzia davanti al gip. Gli inquirenti hanno ascoltato le testimonianze dei giovani che si vendevano su siti dedicati come «Planet Romeo» per somme dai 50 ai 100 euro ma anche per cellulari, capi firmati o ricariche telefoniche. Alcuni di loro hanno raccontato del giro di adescamenti, altri anche per vergogna sono stati più reticenti. Dalle testimonianze e dall'analisi informatica delle chat e delle applicazioni utilizzate per gli incontri a pagamento sono però emersi molti scambi «anomali». In particolare tra i contatti dei ragazzini c'erano decine di uomini adulti che non erano della loro cerchia familiare o di amicizie. I giovani coinvolti sarebbero quindi più dei quattro finiti nell'inchiesta e i clienti molti più dei nove finiti in manette. Infine sarebbero molto consistenti le somme di denaro arrivate nelle tasche dei minorenni, alcuni dei quali offrivano sesso mercenario con regolarità. Uno di loro avrebbe incassato decine di migliaia di euro in circa un anno. La scelta di chi indaga è stata comunque quella di includere negli atti solamente gli episodi che hanno trovato riscontri precisi, come movimenti di denaro e scambi di battute e immagini inequivocabili.

Nel provvedimento del gip si legge che i ragazzini «versavano in una situazione di disagio sociale, economico ed esistenziale» e che pur di ottenere un guadagno «accettavano di prostituirsi con uomini di età matura». Altre volte si proponevano «solo per gioco, tanto per testare il proprio appeal sugli adulti».

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