Diritto d'autore Lo chef chiede un copyright per i suoi piatti

di Elena GaiardoniAlla triennale è andata in scena una piccante «prima» giudiziaria. La simulazione di un processo per violazione di diritto d'autore. Veri giudici, veri legali delle parti. L'avvocato Mario Franzosi per il noto chef Gualtiero Marchesi, l'avvocato Cristiano Bacchini per Guido Rossi. Alla fine l'avvocato Anna Maria Stein ha dato ragione al maestro Marchesi. Nella «sentenza» si accerta la tutelabilità come opera del diritto d'autore di un piatto, e si condanna il Rossi per contraffazione, violazione del marchio di forma, della violazione del disegno registrato, della violazione del diritto d'autore, di atti di concorrenza sleale. In parole semplici: se un cuoco, Guido Rossi, ex allievo del guru Marchesi, in un suo ristorante copia il celebre risotto con la foglia d'oro e zafferano, creato dal «musico cuciniere» Gualtiero, viola la norma del diritto d'autore? La diatriba spopola anche su Gullet, nota piattaforma forum sul cibo. Se ne dibatte con foga, e gola. Gli avvocati arricciano il naso, pur assaporando i saporosi vapori del risotto d'oro: il diritto d'autore non si dà a un risottino seppur sopraffino. La strada per affermare il copyright. L'origine: la legge di Sibari, 510 ante Cristo: «Qualora un ristoratore inventi un piatto originale, nessuno altro che l'inventore è autorizzato ad utilizzare la ricetta, prima che un anno sia passato, in modo che l'inventore abbia il diritto esclusivo di ricavare un profitto».

Il tema della proprietà intellettuale di una ricetta è d'attualità anche se per ora il diritto d'autore riguarda le opere dell'ingegno che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed alla cinematografia.

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