Cronaca locale

Domani il cda della Scala Il sindaco deve sciogliere il nodo Pereira-Meyer

Tante le questioni dopo che il sovrintendente ha accettato l'offerta del Maggio fiorentino

Domani il cda della Scala Il sindaco deve sciogliere il nodo Pereira-Meyer

Domani si riunisce il cda del Teatro alla Scala. L'ultimo - del 28 giugno - aveva stabilito l'ingresso del nuovo sovrintendente Dominique Meyer e l'uscita (nel 2021) dell'attuale, Alexander Pereira. Un'uscita che Pereira ha poi anticipato, accettando la dirigenza del Maggio Musicale Fiorentino dove s'è presentato, dieci giorni fa, forte di un contratto quinquennale che parte il 15 dicembre ed è stato convalidato dal ministro della Cultura Dario Franceschini.

A Milano vanno messe nero su bianco le decisioni annunciate ai diretti interessati e ai media o che circolano ufficiosamente nell'aria. In breve, domani ogni cosa dovrebbe entrare nella propria casella. In primo luogo va ratificato il congedo anticipato di Pereira, comunque già condiviso con Meyer e con il presidente del cda, il sindaco Giuseppe Sala. Va ratificata inoltre la nomina di sovrintendente a pieno titolo di Meyer che sarà tale dal primo marzo. Meyer guida la Staatosper di Vienna con un mandato che scadrà il 30 giugno e da Vienna dicono che il semaforo è verde per l'attività parallela tra Vienna e Milano. Ora si attende la conferma ufficiale anche di Milano.

Ci si aspetta di veder messa all'ordine del giorno la retribuzione del manager entrante, fermo restando che alla Scala c'è un tetto massimo oltre il quale non si va: il limite è di 240 mila euro, tale anche per il direttore generale Maria Di Freda. Altro punto su cui il cda dovrà far luce e il nodo della gestione durante la fase di interregno, dal 15 dicembre al primo marzo. S'è detto che saranno il presidente Sala e il direttore generale Maria Di Freda a garantire il funzionamento del teatro in questi mesi. Vuol dunque dire - in concreto - che se un cantante s'ammala, saranno Di Freda oppure Sala a occuparsi delle sostituzioni?

Immancabile nel palco di proscenio e in ogni conferenza stampa, anche la meno necessaria, ora Pereira è meno presente alla Scala. Giustamente ha la testa altrove: già si avverte profumo di transizione e per quanto si benedica la mancata compresenza di due manager e si apprezzi il pragmatismo di Pereira che sgombra il campo rendendo tutto più fluido, ci si chiede che ne sarà della Scala in questa fase di passaggio. Tutto è già pianificato, vero. Ma c'è una quotidianità spicciola da affrontare: chi e come se ne occuperà? Il famoso caso dell'artista che dà forfait o che viene allontanato dalle scene per atti #Metoo e dunque va presa una decisione al volo. Chi prenderà queste decisioni lampo?

Al netto di tutto, ci si chiede cosa accadrà ai progetti col marchio Pereira, a partire dalla collaborazione dell'Accademia della Scala con l'Arabia Saudita. Si proseguirà? In questi giorni, i ragazzi dell'Accademia sono all'Ithra Theater di Dhahran, in Arabia Saudita, con Rigoletto. Ci sono prospettive future? A precisa domanda, i diretti interessati rispondono «Chissà».

C'era poi anche un progetto triennale di musica barocca da condividersi con Cecilia Bartoli che avrebbe coinvolto teatri italiani e stranieri, incluso Salisburgo. Bartoli s'è sfilata in giugno, già si sa. Tutto il resto salta in toto? Sarà solo milanese? E ancora.

Il festival di musica sacra di Pavia, alla sua seconda edizione: morirà? L'eredità Pereira - gli acerrimi detrattori lo ammettono almeno fra sé e sé? - è consistente. Cosa rimarrà?

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