Donna morta per amianto in casa popolare Il giudice riapre il caso

Il gup respinge la richiesta di archiviazione della Procura sulla morte di una donna per un mesotelioma causato dal lungo periodo di esposizione all'amianto. Il caso è quello di Paola Corda, inquilina di una casa popolare di via Rimini 29, morta il 28 maggio del 2015. La vittima ha respirato le fibre letali per circa 44 anni.

A comunicare la notizia è l'Osservatorio nazionale amianto (Ona). La Procura aveva già una prima volta chiesto l'archiviazione del procedimento penale a carico di ignoti per l'ipotesi di omicidio colposo. L'avvocato Ezio Bonanni, presidente di Ona, si era opposto e il gup anche in quella occasione aveva respinto la richiesta del pm, disponendo ulteriori indagini. Poi una seconda istanza di archiviazione del fascicolo firmata dal pm Sara Arduini, anche questa impugnata da Bonanni. Ancora una volta il gup Carlo Ottone De Marchi con provvedimento del 13 ottobre ha accolto l'opposizione. «Le stesse indagini - scrive il giudice - hanno permesso di verificare tanto l'effettiva presenza di amianto nel condominio di via Rimini, quanto l'effettivo svolgimento di una bonifica presso lo stesso. Bonifica che, tuttavia, come scrive lo stesso pm, non è risultata definitiva, poiché sono rimaste pareti interne divisorie all'interno degli appartamenti, contenenti amianto». Il gup ritiene che «le indagini espletate debbano essere completate». Ottone De Marchi fa inoltre riferimento alle indagini tecniche eseguite dalla difesa del figlio della vittima rappresentata appunto da Bonanni. Per il giudice, il pm deve verificare con consulenza se l'amianto in via Rimini «abbia determinato l'insorgenza della patologia che ha portato alla morte la signora Corda» e quindi «individuare le eventuali posizioni di garanzia in capo alle quali ascrivere la responsabilità per omicidio colposo». Nell'opposizione all'archiviazione il legale della parte offesa indica tra gli eventuali responsabili i sindaci che si sono avvicendati negli anni in questione, in qualità di garanti della salute pubblica, e ipotizza che altri decessi o malattie nel palazzo o nei dintorni siano riconducibili alle stesse motivazioni. Secondo i dati di Ona, sono ben 2.500 le famiglie esposte a rischio di cancro tra gli inquilini in città.

«Vi è ancora una significativa presenza di amianto presso uffici pubblici e privati», spiega una nota. A proposito degli edifici Aler, l'Osservatorio rileva che quelli a rischio sono 1.400 in regione, di cui 800 tra Milano e provincia.

CBas

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