«Le donne negli enti? Meglio che stiano a casa»

L'affermazione di Romeo (Lega) fa infuriare le colleghe del consiglio: «Volgare e ottocentesco»

Maria Sorbi

Nell'ordine, il capogruppo leghista regionale Massimiliano Romeo, si è preso dell'«ignorante volgare», del «politico medievale» e del maschilista retrò. E a molti le sue parole sono suonate come un discorso pronunciato durante un consiglio regionale degli anni Cinquanta. Durante il dibattito sulle «quote rosa» negli enti e negli organismi delle società partecipate, Romeo ha fatto la sua considerazione sulla disparità di trattamento economico nel mondo del lavoro tra uomini e donne. «Questa disparità - ha detto suscitando un vespaio di polemiche - è spesso determinata non dalle norme ma è cercata «dalla donne, perché preferiscono stare coi figli e la famiglia anziché fare straordinari». «Per le donne - ha specificato - spesso è una libera scelta restare a casa coi figli, basta con il politicamente corretto».

Immediate le proteste delle consigliere regionali e seduta sospesa per cinque minuti, su decisione del presidente Raffaele Cattaneo, per la prolungata contestazione della consigliera M5S Silvana Carcano. Battibecco anche con la consigliera leghista Donatella Martinazzoli. «Discorsi ottocenteschi», ha detto la consigliera del Pd Laura Barzaghi. «Certe provocazioni - sbotta la vice del Consiglio Sara Valmaggi (Pd) - dimostrano che c'è ancora molta strada da fare per superare una concezione della donna maschilista e retrograda». Polemiche a parte, è stata approvata all'unanimità la legge che introduce la pari rappresentanza di genere negli organismi delle società partecipate e negli enti le cui nomine spettano alla Regione e al Consiglio regionale: almeno un terzo dei componenti dei consigli di amministrazione dovranno essere donne (o uomini). Il provvedimento è passato praticamente all'unanimità. La legge prevede che ci sia un monitoraggio, prevede meccanismi immediati che garantiscano la pari rappresentanza ma noi abbiamo anche chiesto, con un ordine del giorno, che la Regione vigili sul rispetto del principio anche in quelle realtà, come le fondazioni, non coinvolte dalla normativa nazionale.

Il testo stabilisce che la parità di genere debba essere rispettata sia nella presentazione delle candidature alle proposte di nomina, sia nella votazione delle stesse in aula. La nuova normativa prevede che la Giunta o il Consiglio Regionale riaprano i termini per la presentazione delle candidature, nel caso non siano state rispettatele normative sull'equilibrio dei generi.

«Come evidenziato dalle statistiche Istat uomini e donne non godono delle medesime opportunità nel mondo del lavoro sia in termini di assunzione, sia di carriera, sia di salario - ha dichiarato la relatrice leghista Silvana Santisi -. Le donne, in quanto donne, sono costrette spesso a lasciare il lavoro o a scegliere il part-time a causa delle carenze di una politica sociale inadeguata».

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