È un po' presto per parlare di ripresa e forse è meglio accontentarsi di un più realistico «ripresina». E però, dopo due anni di contrazione, nel 2014 il Pil della Lombardia è cresciuto dello 0,2, mentre nel Paese la situazione registra ancora un segno meno: -0,4% la variazione del prodotto interno lordo in Italia. Il rapporto di Banca d'Italia, «L'economia della Lombardia», presentato in Assolombarda, fotografa una realtà che regala qualche segnale di ottimismo, anche se è «una ripresa che rimane fragile», come spiega il direttore di Bankitalia in Lombardia, Giuseppe Sopranzetti.
La ripresina è trainata soprattutto dai mercati internazionali, perché gli ordinativi crescono grazie alla domanda che arriva da oltre confine, così come un ruolo importante hanno gli investimenti diretti dall'estero, in particolare sulle aree milanesi di Porta Nuova e Cordusio. Anche gli investimenti in ricerca e sviluppo, più importanti rispetto alla media italiana, sono d'aiuto, così come il ruolo dell'università e un peso maggiore di private equity e venture capital rispetto al mercato tradizionale del finanziamento.
L'ombra più inquietante rimane una povertà assoluta che continua ad aumentare, con i redditi bassi sempre più bassi e una forbice tra poveri e super ricchi che si allarga: a partire dal 2007 e durante la crisi, l'indicatore di povertà assoluta, calcolato dall'Istat, è quasi triplicato in Lombardia, attestandosi nel 2013 al 7,9 per cento, e ciò significa che la diminuzione del reddito ha colpito soprattutto le famiglie meno abbienti. C'è poi una maggiore difficoltà a intercettare la ripresa da parte delle piccole e medie imprese, tradizionale asse portante del sistema economico lombardo.
C'è anche un massiccio esodo di giovani, che lasciano la regione per cercare fortuna all'estero. Anche se la Lombardia attira molti migranti, colpisce altrettanto il dato opposto e cioè che una percentuale di popolazione più alta della media nazionale si trasferisce all'estero e la quota più elevata si registra proprio tra i laureati di età tra i 25 e i 34 anni. Segnale di dinamicità dei giovani lombardi, pronti a cogliere opportunità di lavoro sulle piazze straniere più frizzanti, ma anche fuga di cervelli che andrebbero convinti a rimanere. Il dato, infatti, non può non essere messo in relazione anche con la disoccupazione giovanile, che in Lombardia è pesante nonostante sia migliore rispetto al Paese. Un capitolo della ricerca è dedicato all'Expo e, secondo l'indagine, per il 5,2% delle aziende lombarde dell'industria e dei servizi una parte del fatturato nel triennio 2013-2015 è riconducibile all'evento, percentuale che sale al 6,4% per le imprese di costruzione. E Expo, secondo l'analisi, dovrebbe fornire un sostegno anche al turismo dei prossimi mesi.
A proposito degli scambi con l'estero, ci sono Paesi con i quali esiste una vera e propria crisi di esportazioni. In testa, subito dopo la Russia (-11%), la Svizzera (-8,1%). Sono invece cresciute le vendite negli Stati Uniti (9,7%) e in Cina (8,5).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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