E i bambini islamici vanno all'oratorio

«Meticciato di culture e di civiltà». Ne parla l'arcivescovo, Angelo Scola, come una realtà da vivere. Anche da amare. Non è sempre facile, soprattutto nei quartieri duri, dove la concentrazione di immigrati fa sentire tutti stranieri. E l'integrazione è un ideale che sembra lontano, può persino fare paura. Anche quando si parla di moschee e l'attenzione si concentra sui timori che Paesi stranieri possano usarle per indebite ingerenze. O che possano diventare centri in cui la preghiera si mescola a reclutamenti pericolosi.
Poi ci sono luoghi dove magicamente «meticciato» è una parola dolce, che si vive senza cercare definizioni. Accade negli oratori della Diocesi ambrosiana: quasi un terzo dei bambini che frequentano le attività sono di origine straniera. E un bambino su quattro è di fede islamica. Questi giovanissimi partecipano al doposcuola, agli oratori estivi, alle partite di calcio. Qualcuno - ma è più raro - fa il chierichetto (8 per cento) o le vacanze estive, chiacchiera al bar, contribuisce al volontariato e alle opere di carità. Tutti vivono la vita della chiesa anche se non frequentano il catechismo.
Il 60 per cento dei ragazzi che frequentano gli oratori è di fede cattolica, il 10 per cento di altre fedi cristiane. E il 25 per cento, dicevamo, è di fede islamica. Chini sui sussidiari e sui libri di geometria, impegnati a studiare storia o anche a tirare calci a un pallone, cadono gli steccati e crescono le possibilità di un'integrazione reale. Non idee. Ma vita vissuta. Con il conforto del ruolo di prevenzione degli oratori, che tolgono dalla strada, dai videogiochi, dalle cattive compagnie e dalle brutte frustrazioni, giovani che si dedicano allo studio, allo sport, all'amicizia. Non è libro Cuore. Sono storie di ordinaria normalità.
Si perde l'educazione alla fede cattolica? I responsabili assicurano di no. «La presenza di ragazzi stranieri in oratorio è una ricchezza per la nostra azione educativa - spiega don Samuele Marelli, direttore della Fom, la Fondazione Oratori Milanesi -. La diversità di fede, pur non costringendo nessuno, non ostacola il percorso di annuncio di Gesù che i nostri oratori compiono con l'accoglienza, il gioco, le attività formative e il catechismo».
La ricerca che offre questi dati si intitola «Educare generando futuro. I minori di origine straniera in Oratorio: dall'integrazione alla condivisione» ed è stata presentata presso la sede di Caritas Ambrosiana in occasione della 100° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra oggi, domenica 19 gennaio. Qualche altro dato. L'indagine ha preso in considerazione 119 parrocchie, rappresentative delle diverse zone pastorali.

E in alcuni oratori la presenza di minori stranieri raggiunge il 50 per cento. Solo il 20,3 dei ragazzi dice di aver cominciato a frequentare l'oratorio perché c'erano propri connazionali. L'importante, dicano gli intervistati, è essere coetanei. Il resto viene dopo.

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