E i pediatri cercano di curare l’ansia dei genitori

Aspettano l’ondata di pazienti con l’influenza A. Ma intanto cercano di fronteggiare un altro virus che si sta diffondendo fra le mamme, quello dell’ansia. I pediatri lombardi sono pronti ad affrontare l’inverno più impegnativo degli ultimi anni. In mano una previsione: «il lavoro sarà quattro volte maggiore a quello dello scorso anno», ma anche una certezza: «È necessario che le mamme tengano a freno l’ansia». Per aiutarle hanno preparato un vademecum, un poster che a giorni sarà affisso in tutti gli ambulatori privati e pubblici della Lombardia.
Una sorta di promemoria che parte da un punto fermo: «Se il bambino ha un po’ di febbre non andate subito a intasare il pronto soccorso - è l’appello lanciato dal presidente regionale della federazione medici pediatri Rinaldo Missaglia -. Non sarà una malattia diversa dalle solite. Febbre, tosse, mal di gola, i genitori sono abituati ad affrontare questi sintomi». Ma quando bisogna cominciare a preoccuparsi? «Quando al terzo giorno di antipiretici la febbre non cala - risponde Missaglia - e soprattutto quando si notano cambiamenti nelle condizioni generali del bambino: iperattività o depressione, bravissime le mamme a percepire questi segnali. Ma sintomi da tenere d’occhio sono anche la difficoltà respiratoria e il dolore, un mal d’orecchi o un forte mal di testa. A questo punto contattare subito il proprio medico». Il presidente dei pediatri lombardi è categorico: «Inutile andare ad intasare il pronto soccorso - dice -. I medici di base saranno dotati del Self-help diagnostico ambulatoriale, un esame che prevede il prelievo di una goccia di sangue e la conta al microscopio del globuli bianchi. Già da questo primo screening si potrà stabilire se l’influenza del bimbo è di origine virale o batterica». Missaglia precisa: «Non è il test per il virus N1H1, ma comunque uno strumento per escludere che si tratti della influenza A». E una raccomandazione su tutte: «Non dare antibiotici prima di aver ricevuto il parere positivo del medico, non solo potrebbe avere controindicazioni, ma anche inquinare il quadro dei sintomi e dunque impedire una diagnosi tempestiva».
A fronte della mole di chiamate a cui dovranno sopperire, i pediatri si sono associati in gruppo in modo da ampliare gli orari di accesso agli ambulatori. Nelle 12 ore diurne (8 di mattina -8 di sera) si potrà sempre trovare, almeno telefonicamente, un pediatra o il proprio o in assenza il suo associato.


Per tutti valgano le regole affisse nei prossimi giorni negli ambulatori: «Evitare stretto contatto con persone ammalate, evitare luoghi molto affollati come i centri commerciali, lavarsi frequentemente le mani, aerare regolarmente le stanze dove si soggiorna, evitare di toccare naso, bocca occhi con mani non pulite, gettare i fazzoletti ad ogni uso».

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