Una giornata internazionale di riflessione. Per sviscerare il profilo intellettuale, morale e civico del cardinale Martini, per analizzare la sua eredità culturale. A proporla è l'assessore alla Cultura Stefano Boeri, che accoglie l'appello a non disperdere il pensiero dell'ex arcivescovo di Milano e che intende dar voce «alla volontà della città di radicare il pensiero coraggioso e ricchissimo di Martini nella memoria collettiva».
Con tutta probabilità la giornata di approfondimento si terrà a ottobre, durante l'inizio delle celebrazioni per i 1.700 anni dall'editto di Costantino, in concomitanza con la mostra a Palazzo Reale organizzata dal museo Diocesano insieme con il Comune. Quasi un atto dovuto, vista la partecipazione dei fedeli e l'attaccamento di Milano al cardinale, tumulato in Duomo.
Non è ancora stata approfondita la proposta lanciata dalla comunità ebraica, e appoggiata anche dal vicesindaco Maria Grazia Guida, di dedicare al cardinale i giardini di via Guastalla, dove ha sede la sinagoga. Per ora si celebra il suo pensiero con un momento di confronto, nel suo stile.
A rendersi conto del peso dell'eredità lasciata da Martini sono per prime le autorità. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, che conosce il cardinale fin dai suoi primi passi in politica, lascia il Duomo dopo i funerali toccato da una messa «molto partecipata, molto sentita, molto bella. Le parole del cardinale Scola sono state la proiezione della figura del vescovo di Milano nell'orizzonte della storia, una storia che viene da lontano e che andrà lontano».
«Gli insegnamenti del cardinale Martini rimangono - commenta il sindaco Giuliano Pisapia -, è stato un grande uomo, un grande sacerdote e un grande maestro». Il presidente della Provincia Guido Podestà ricorda un momento in particolare condiviso con Martini: una giornata al parlamento europeo per commemorare i 1.600 anni dalla morte di Sant'Ambrogio. In quell'occasione era emersa la «capacità del cardinale di far dialogare i popoli, perché la pace si costruisce nel rispetto reciproco. Era un'eccellenza del dialogo».
Oltre alle istituzioni locali e al premier Mario Monti (accompagnato dalla moglie Elsa), tanti i politici presenti ai funerali: tra questi Maria Stella Gelmini, Pier Ferdinando Casini, Rosy Bindi, l'ex premier Romano Prodi, Nichi Vendola, i ministri Renato Balduzzi, Andrea Riccardi, Piero Giarda, Lorenzo Ornaghi. Presenti anche il presidente della Rai Anna Maria Tarantola, il presidente dell'Inter Massimo Moratti con la sorella Milly, il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e il presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro.
Dopo l'omelia ufficiale dell'arcivescovo Angelo Scola, interviene anche Dionigi Tettamanzi, che di Martini ha raccolto il testimone nel 2002 alla guida della diocesi milanese. Un intervento commosso e commovente. «Mi è difficile dire una parola in questo momento, tante sono le emozioni, tanti i ricordi che si accumulano, tante le voci ascoltate che si sono riversate in questi giorni come un fiume nel mio cuore. Il cardinale Martini - prosegue - mi ha imposto le mani per la consacrazione episcopale. Lui è stato, per me come per tantissimi altri, punto di riferimento per interpretare le divine Scritture, leggere il tempo presente e sognare il futuro, tracciare sentieri per la missione evangelizzatrice della Chiesa in amorosa e obbediente docilità al suo Signore. Il cardinale Martini mi ha accolto come suo successore sulla cattedra di Ambrogio e Carlo consegnandomi il pastorale mentre mi diceva: 'Vedrai quanto sarà pesante!».
Presente alle esequie anche l'arcivescovo di Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, Laurent Monsengwo Pasinya, giunto appositamente per l'occasione. «Era un amico, ma ancor di più è stato il mio maestro».
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