E la Zona: «La cultura la orienteremo noi»

Musica libera in città, anzi no. La questione dei concerti all'aperto - che si appresta ad essere ulteriormente affinata da Palazzo Marino - si tinge di paradosso e manifesta anche in questo caso due pesi e due misure. Così, mentre l'assessorato al Tempo Libero si appresta a mettere in campo una giuria degna di X-Factor che dovrà valutare i talenti che allieteranno con chitarre e amplificatori i passanti del centro, i titolari dei locali di musica dal vivo si ribellano. Per loro infatti, chissà perchè, vige una ferrea ordinanza che vieta la possibilità di fare musica all'esterno del locale durante la bella stagione. Ne sanno qualcosa i gestori della zona dei Navigli che, da maggio in poi, subiscono visite quotidiane dei vigili dell'Annonaria pronti a impartire multe per qualsiasi piccolo sgarro nelle aree prospicienti i locali: chessò, uno sgabello fuori misura, un tavolino che supera di 20 centimetri il perimetro concesso, eccetera eccetera. La musica in esterno, poi, è vietatissima anche a chi è dotato di adeguati dehor e ha i regolari permessi per i concerti live. «La scorsa primavera sono stato multato per centinaia di euro perchè, durante l'ora dell'aperitivo, avevo spostato il piano bar nel dehor che oltretutto è suolo di mia proprietà e non demaniale - racconta sconsolato un esercente di Porta Genova - e questo malgrado si trattasse di musica da sottofondo e fosse solo tardo pomeriggio. Quest'anno sarò costretto a fare musica all'interno ed è un vero peccato perchè con la bella stagione i giovani hanno piacere a godersi le serate fuori. È incomprensibile, anche perchè noi, a differenza di quanto avviene in strada, paghiamo le tasse, gli artisti e la Siae». Davvero ridicolo, tanto più che in primavera e estate quella dei navigli è una zona prettamente turistica e si presterebbe all'arte en plein air molto più che le vie del centro. Paradosso dei paradossi è che alcuni esercenti avrebbero inventato un trucchetto per gabbare le persecuzioni dell'annonaria e garantirsi il legittimo enterteinment: dare un cachet (ovviamente in nero) a un gruppetto di «musicisti di strada» affinchè allietino i propri clienti. Tutto regolare in questo caso, basta che i musicisti stiano al di fuori del perimetro del locale, cioè lo guardino anzichè suonare dietro ai tavoli. «Tutto ciò è a dir poco assurdo - dice un altro «localaro» - anche perchè se potessimo fare le cose in regola daremmo anche un po' di lavoro vero ai giovani musicisti che invece sono costretti all'elemosina». Ma forse suona più di sinistra liberalizzare l'accattonaggio, con tutto il rispetto, piuttosto che fare un piacere ai «padroncini» e ai giovani che possono spendere per divertirsi. Nell'area pedonale dell'Alzaia naviglio grande, poi, i controlli si sbizzarriscono.

«Soltanto due settimane fa - racconta il proprietario di una nota birreria - sono stato apostrofato da una squadra perchè era uscito il sole e i ragazzi bevevano fuori ma io non avevo ancora l'ombrellone. Ma si può lavorare così? A Palazzo Marino lo sanno che c'è tanta crisi e i locali continuano a chiudere?».

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