«Ecco 18 motivi per dire no alla moschea di via Esterle»

Dalla viabilità ai parcheggi ai centri abusivi esistenti Le osservazioni del comitato: «Già raccolte 200 firme»

Diciotto «osservazioni» sulla possibile moschea di via Esterle. Diciotto ragioni tecniche per eliminare dal Piano delle attrezzature religiose del Comune il possibile «minareto» da realizzare in via Esterle.

Sono state formulate e saranno depositate entro il termine previsto dall'iter comunale, il 15 luglio. Le ha presentate il neo nato comitato di via Padova: portavoce Mario Messinesi, promotore Riccardo Truppo, consigliere del Municipio 2 ed esponente di Fratelli d'Italia, deciso a opporsi «senza gretti oltranzismi» ma con fermezza al piano di Palazzo Marino. «Abbiamo già raccolto oltre 200 firme», annuncia Truppo.

Secondo il piano delle attrezzature del Comune sono quattro le moschee «informali» che dovrebbero essere «sanate», in via Gonin, in via Maderna, in via Quaranta e a Cascina Gobba (vale a dire in via Padova, 366). Ma dopo lo stralcio dell'area individuata un anno fa nel parcheggio Trenno di via Novara - «caduta» per la strenua opposizione del Municipio 7 e per l'ostruzionismo dell'opposizione in Consiglio comunale - l'area di via Esterle, nel quartiere critico di via Padova, oggi appare come l'unica area in cui potrebbe essere davvero realizzata ex novo una moschea.

Su questo si è mobilitato il comitato, guidato da Truppo, già noto per essersi posto alla testa dei comitati favorevoli al referendum sulla riapertura dei Navigli. E proprio Truppo, fra l'altro avvocato, è l'estensore delle diciotto osservazioni: dieci genericamente riferite all'ipotesi di luoghi di culto, otto riferite specificamente all'ipotesi di un centro di un di culto islamico.

Nelle osservazioni «generiche» vengono citati come motivi ostativi le distanze troppo ravvicinate con la chiesa di San Giovanni, lo spazio troppo ridotto per i parcheggi, l'inidoneità dell'area, la sua incongruità architettonica e dimensionale, i prevedibili problemi viabilistici, il prevedibile afflusso anche dai Comuni limitrofi, ma anche il mancato coinvolgimento dei cittadini e del Municipio.

Fra le osservazioni «specifiche», una fa notare che la religione islamica non ha mai firmato intese con lo Stato italiano - in realtà è stato chiarito che tale carenza non può determina una limitazione nell'esercizio del libertà religiosa prevista dalla Costituzione - e un'altra sottolinea che il Comune non avrebbe mai rilevato in mappa «la presenza di numerose altre strutture presenti sul territorio e prossime all'immobile di via Esterle», citando come «moschea abusiva» quella di via Carissimi, via San Mamete, via Padova e via Cavalcanti - centro su cui spesso è intervenuto il Municipio, guidato dal leghista Samuele Piscina.

«Faccio appello a tutti i cittadini di Milano contrari alla moschea - dice Truppo - Si uniscano alla nostra battaglia.

Questa è la volta buona per far sentire la propria voce». Sicuramente farà sentire la sua voce Fratelli d'Italia, che promette di seguire la vicenda in Parlamento con Marco Osnato e in Consiglio regionale con Franco Lucente.

AlGia

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