Paola Fucilieri
Non è una novità. La destinazione finale del viaggio dei migranti scesi dai barconi in Sicilia e arrivati in stazione Centrale a Milano è il nord Europa e non certo l'Italia dove lo status sociale - questi fuggiaschi siriani l'hanno capito, e da un pezzo - non è proprio il massimo per dare un futuro che possa definirsi tale ai propri figli. Affari d'oro, affari assicurati quindi quelli che si prospettavano per i 13 scafisti di terra (6 egiziani, 3 albanesi, 2 rumeni, 1 siriano ed 1 brasiliana, tre dei quali ancora latitanti, tutti regolari sul territorio nazionale e di età compresa tra i 26 e di 45 anni) che gli investigatori del commissariato di Monza, diretti dal pm Alessandra Cerreti della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano, grazie alle misure emesse dal gip Teresa De Pascale per associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento, hanno arrestato ieri tra le province di Milano, Monza, Brescia e Venezia.
A spifferare del traffico di essere umani - il prezzo andava dai 500 ai mille euro a persona, a seconda della destinazione - è stato un egiziano due anni fa. Alcuni suoi connazionali, infatti, avevano cercato di arruolarlo come «autista» di quei furgoni che, partendo dalla stazione Centrale stracolmi di migranti in condizioni disumane, raggiungevano poi il nord della Germania, l'Olanda. Il nordafricano non solo si era rifiutato, ma si era rivolto subito al commissariato di Monza, dando il via alle indagini.
Fu così che la polizia scoprì questa organizzazione piramidale il cui capo, un egiziano di 37 anni, tramite un complice in Sicilia, era in contatto costante con gli scafisti in partenza dalle coste africane. Quando sapeva che, scesi dai barconi in Sicilia, i siriani erano in arrivo a Milano in treno, inviava i «procacciatori» alla stazione Centrale - dove nei mesi scorsi era allestito il punto di accoglienza temporanea dei migranti nei mezzanini prima dell'apertura dell'hub di via Sammartini - con il compito di contrattare il prezzo del viaggio con quei disperati in fuga dalla guerra, disposti a vendersi tutto e a viaggiare in qualunque condizione igienica e di trasporto pur di raggiungere con la famiglia il Nord Europa.
Gli autisti erano solo uomini e donne dell'Est Europa. L'attività di indagine dei poliziotti monzesi ha permesso di raccogliere fonti di prova in ordine ad almeno una ventina di viaggi effettuati in un solo mese, per un totale di circa 100 migranti trasportati in Nord Europa e circa 70mila euro di profitto per l'organizzazione criminale.
Gli investigatori hanno accertato che i migranti trasportati erano esclusivamente siriani, (forse perché gli unici in grado di pagare certe somme) e solo in due casi non sono arrivati a destinazione: una perché rapinati e lasciati a Bergamo, l'altra abbandonati a Monza.
I due episodi sono da imputare al fatto che gli autisti stessi spesso venivano reclutati tra persone in condizioni economiche drammatiche e approfittavano dell'occasione per truffare i siriani a loro «affidati». La maggior parte degli arrestati ha precedenti non specifici che variano dal furto alla rapina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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