In attesa di Silvio Berlusconi e del possibile predellino 2.0, l'ipotesi «spezzatino» con il Pdl pronto alla diaspora, a cominciare da quella degli ex an di Ignazio La Russa, complica il già complicato puzzle delle regionali. Soprattutto dopo la decisione del Consiglio di Stato che ha confermato la sentenza del Tar che fissava per febbraio le elezioni nel Lazio. Trascinando la Lombardia e facendo saltare l'election day che accorperebbe regionali e politiche. Ridando così vigore a Gabriele Albertini sempre contrario al voto unificato. Così il suo progetto riprenda forza e a muoversi è Roberto Formigoni (nella foto): «Lombardia al voto presto! Se il Lazio vota a febbraio, anche noi abbiamo il diritto di votare a febbraio». E sta addirittura valutando l'ipotesi di abbandonare il Pdl per convergere nella lista Albertini che vuol convincere Oscar Giannino e Montezemolo. Già sondati alcuni fedelissimi come gli ex assessori Gianni Rossoni (disponibile) e Raffaele Cattaneo (contrario), i bresciani di Mauro Parolini (scettici) e alcuni consiglieri regionali come Stefano Carugo (pensosi). E forse da lì esce un sondaggio che vedrebbe il patrimonio di voti di Albertini arrivato al 25 per cento, anche se dell'ex sindaco non sono piaciuti gli ultimi attacchi («Se è il Pdl di Berlusconi, certamente le strade sono separate») e una propensione a dividere il centrodestra. «Se Albertini va da solo con la sua lista e Valditara - spiega un colonnello del Pdl - non metterà in difficoltà Maroni. Ma se si porterà dietro l'Udc e magari anche Cl, allora regaleremo la Regione alla sinistra».
Di questo parlerà oggi il coordinatore del Pdl Mario Mantovani ad Arcore con Berlusconi. L'ipotesi è che in cambio della rinuncia a fondare il nuovo partito, oltre all'annullamento delle primarie, Berlusconi ad Alfano abbia chiesto anche la candidatura di Roberto Maroni.
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