«Garanzia Giovani» ha l'obiettivo di trovare un lavoro ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono occupati e non studiano: la Ue per questo ha messo a disposizione dell'Italia un miliardo e mezzo per il biennio 2014-2015. Come sempre la nostra macchina burocratica è partita con ritardo e funziona tuttora a scartamento ridotto. Il tempo perduto sarà alla fine di circa un anno, il che è sconcertante data la disoccupazione giovanile che si attesta al 44,2%. In Lombardia i giovani interessati sono 260.000 e le risorse disponibili 178 milioni per il biennio. La Regione Lombardia si è mossa ad onore del vero con tempestività applicando il meccanismo della «Dote Lavoro» che è in atto da tempo per la ricollocazione dei disoccupati ed anticipando le risorse che dovranno essere versate dall'Inps. Secondo le informazioni diffuse dall'assessorato al Lavoro in questi tre mesi sono stati circa 11.700 i giovani che hanno scelto operatori lombardi. Operatori che ne avrebbero presi in carico 4.377 collocandone effettivamente 2.369. Di questi quasi la metà con contratto a termine rinnovabile che ha superato complessivamente i 6 mesi, circa il 30% circa in tirocinio e altrettanti avviati all'apprendistato. Il numero dei giovani assunti invece a tempo indeterminato è stato di circa 61, pari al 4,7%. Quest'ultima cifra illumina abbondantemente la portata dello scontro sull'articolo 18. Il meccanismo di «Garanzia Giovani», farraginoso e soggetto a cambiamenti spiega le difficoltà dell'avvio anche da parte degli operatori accreditati ai quali è giusto chiedere un impegno maggiore. Peraltro nei loro confronti, salvo alcuni servizi comunque retribuiti, vale il principio del pagamento a risultato. Va dato però atto ala Regione Lombardia di essere stato l'unica ad avviare il progetto passando dalla presa in carico burocratica all'offerta concreta di lavoro o di formazione. Il ministero del Lavoro si è limitato sinora a informare sul numero dei giovani registrati in tutto il paese: al 9 ottobre erano 237mila di cui solo 53.800 presi in carico e «profilati» (orribile neologismo che indicherebbe l' individuazione delle potenzialità di lavoro del soggetto), ma nulla si dice dei risultati. In ogni caso, rispetto alle regole applicate sinora in Lombardia qualcosa cambierà e non è detto che sia in meglio. Le nuove norme non considerano più come esito positivo i contratti a termine di durata iniziale inferiore ai 180 giorni e la cosa ha poco senso perché il decreto Poletti consente fino a 5 rinnovi. Il rischio è che si perdano occasioni di impiego inferiori a 180 giorni, che potrebbero però essere prorogate fino a trasformarsi a tempo indeterminato, con un danno sia per i giovani sia per gli operatori. Se dopo quattro mesi, entro i quali dovrebbe essere offerta al giovane un'opportunità, il tentativo non andasse in porto la Regione renderà comunque disponibile il percorso di «dote lavoro» che già si rivolge all'intera platea dei disoccupati. Le tariffe per gli operatori, pubblici e privati, riguardano il bilancio delle competenze (la famosa «profilazione») che va da 66 a 198 euro, la formazione mirata all'inserimento lavorativo pagata al 50% ma a risultato ottenuto, il reinserimento in percorsi formativi che nei casi specifici, individuali o collettivi, va da un minimo di 135 euro ad un massimo di 435 euro mensili per non oltre 4 mesi e l'accompagnamento al lavoro a risultato, da 1.500 a 3.000 euro in funzione delle caratteristiche professionali del giovane. Il meccanismo in parte riconosce comunque il lavoro svolto ma privilegia la premialità sulla base del risultato. Anche le imprese ricevono incentivi da 2.000 a 6.
000 euro per l'assunzione di apprendisti, per il tirocinio da 400 a oltre 1200 euro secondo la durata, e bonus occupazionali che vanno da 1.500 a 6.000 euro. Ci sono risorse disponibili anche per il servizio civile (massimo 5900 euro per 12 mesi) e l' auto- imprenditorialità con un contributo a fondo perduto fino a 25.000 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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