C'era una volta il 112, per chiamare i carabinieri. Ma anche il 113 per la polizia, il 118 per le ambulanze, il 115 per i vigili del fuoco. È da qualche anno, però, che sentiamo parlare di «numero unico per le emergenze», un progetto conforme alle nuove direttive Ue che prevede il 112 come il solo centralino (ma non quello dei carabinieri) destinato ad assorbire tutti gli altri nelle chiamate di emergenza, sia che si tratti di segnalare un attacco cardiaco, un furto, un'aggressione, un incendio. E, di conseguenza, la scomparsa del 113 e di tutti gli altri centralini.
Iniziata a Varese nel 2010, nella centrale del 118 interna all'ospedale, la rivoluzione è arrivata da lunedì anche a Milano per le ambulanze che avevano già sperimentato il «nuovo corso» anche a Como. Chi digita il 118 ora, sotto la Madonnina, si sente rispondere dal call center organizzato a Niguarda: «Buongiorno, numero unico dell'emergenza 112». Non si tratta di un carabiniere, bensì di un operatore che da Niguarda localizza automaticamente la posizione del chiamante compilando una sorta di scheda che attesta il nome di chi telefona e il motivo. Il tempo che l'utente crede «perso» fornendo queste informazioni lo guadagna invece subito dopo. Se la chiamata non riguarda le competenze specifiche del 118, in pochi secondi viene smistata alle centrali operative di competenza: polizia, carabinieri, vigili del fuoco, ghisa o protezione civile.
Il valore aggiunto? L'azione di filtro, anzitutto. E l'esperienza di Varese in questo senso la dice lunga: Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza) spiega che su 100 chiamate arrivate al 118 nella città lombarda che ha fatto da «cavia» circa 60 non riguardano le competenze delle ambulanze. Inoltre con questo sistema vengono escluse tutte le telefonate improprie - scherzi o falsi allarmi - o quelle dei bambini che giocano con i cellulari dei genitori.
I prossimi ad adottare il numero unico emergenze a Milano, forse già dalla fine del mese, saranno i vigili del fuoco.
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