"Esaurito il mio lavoro nella sinistra. Non ascolta i bisogni della gente"

La ex Pd: "Vogliono conquistare la Regione, io farla rialzare"

"Esaurito il mio lavoro nella sinistra. Non ascolta i bisogni della gente"

Patrizia Baffi, eletta col Pd, ora nel gruppo misto, quale valutazione fa oggi dell'emergenza Covid?

«La costante è la mancata programmazione. Manca un piano per le riaperture come è mancato un piano vaccinale. Non solo in Lombardia, ci siamo trovati coi vaccini ma senza accordi coi professionisti e norme sugli specializzandi. Questa la pecca».

La pecca del governo Conte.

«Sì, ma non mi pare che sia cambiato molto. C'è questo rammarico: manca la visione del futuro. E stiamo in Europa in modo passivo. Dovremmo starci in modo diverso, difendendo gli interessi del nostro Paese».

Non avrebbe tolto la fiducia a Conte? Draghi non è un progresso?

«Ero molto perplessa. Pensavo che il voto sarebbe stato rischioso, per lo stesso motivo per cui ero contro la sfiducia a Fontana. Draghi è un progresso rispetto a Conte, ma nel governo non vedo grandi differenze».

Governi scarsi. Regione assolta?

«Impreparati, ma non assolvo del tutto la Regione. Sono contraria al fontanavattene come al va tutto bene in Lombardia. Ho sempre fatto un'opposizione responsabile ma i problemi li vedevo e li vedo».

Il Pd può vincere le Regionali?

«Pensano che la pandemia sia una chance, altrimenti non mi spiego l'accanimento, la rabbia, il fomentare posizioni estreme. Non so se paghi, ma io sono lontana da questo approccio alla politica. La mia priorità è che la Lombardia si rialzi, non il risultato elettorale. Legittimo che la loro sia conquistare la Lombardia».

Oggi si sente nel centrosinistra?

«Ho sempre fatto politica in modo pragmatico, non ideologico. Mi ero avvicinata al Pd per Renzi ma è vero che nella sinistra ho fatto fatica a ritrovarmi. Non sa reinventare una leadership moderna in grado di leggere i bisogni della gente, è ancorata a percorsi del passato. Io vorrei una leadership pragmatica e vicina alla gente».

Non è più in «Italia viva»?

«No, i rapporti sono annullati da settembre quando ci siamo allontanati sulla sfiducia a Fontana. La tessera non l'ho rinnovata ma al di là di questo ormai da sei mesi prendo le mie posizioni come gruppo misto».

La sua destinazione qual è?

«Sto riflettendo da mesi.

Ho constatato la sterilità non del mio lavoro ma della collocazione nel centrosinistra: stride con la voglia di incidere rispondendo ai bisogni di persone e territori. Tutto dipenderà da questo: vorrei un partito capace di fare questo».

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