Falsi braccialetti per bimbi. Un business cancerogeno

Maxi sequestro a Milano di elastici per i "rainbow loom": contenevano componenti tossici

Falsi braccialetti per bimbi. Un business cancerogeno

Dai 4 euro del prodotto originale agli 80 centesimi di quello «tarocco» ma anche una presenza 450 volta superiore al consentito di componenti potenzialmente cancerogeni. Per questo ieri i ghisa ha sequestrato a Chinatown 20 milioni di elastici colorati per braccialetti destinati ai bambini, valore attorno ai 3 milioni di euro. Articoli ovviamente arrivati illegalmente dalla Cina, per cui sono scattate tutte una le denunce per reati amministrativi e fiscali nei confronti delle tre asiatiche titolari dei magazzini.

L'attività investigativa della Polizia locale, coordinata dal comandante Tullio Mastrangelo, è partita dopo alcune segnalazioni di cittadini e ha trovato conferma nei controlli effettuati nei mercati settimanali, cartolerie, edicole e tramite internet. Qui i ghisa hanno scoperto questi piccoli elastici colorati, solitamente contenuti in bustine e confezioni, corredati di accessori e telai, utilizzati dai bambini per i braccialetti e collanine. Le confezioni erano prive del marchio CE e non conformi ai requisiti di sicurezza richiesti dalla legge, in particolare non contenevano le indicazioni sui materiali impiegati.

Secondo l'agenzia britannica «Assay Office Birgmingam» che ha analizzato questi prodotti dopo un analogo maxi sequestro effettuato oltre Manica, gli elastichini sembra contengano valori di ftalati (elemento estremamente pericoloso a contatto con la pelle) in percentuale pari al 45,5 per cento contro lo 0,1 consentito dalla legge. Difatti costa appena 80 centesimi contro i 4 euro della Raimbow Loo, società americana che utilizzata materiali assolutamente sicuri e testati.

Partendo dai mercati rionali, i ghisa sono risalti ai magazzini che stoccavano la merce, cinque locali in via Giordano Bruno, intestati a tre donne cinesi di 41 e 46

anni. Oltre a sequestrare la merce e multare per 40mila euro le tre asiatiche, i ghisa hanno anche informato l'Agenzia delle Dogane, per l'importazione illegale dei prodotti, e l'Agenzia dell'Entrate per l'evasione fiscale.

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