"Finge di essere incinta poi passa le case al boss". Ecco il trucco del racket

La Zona 7 denuncia il sistema delle occupazioni: uno stratagemma per appropriarsi degli alloggi

"Finge di essere incinta poi passa le case al boss". Ecco il trucco del racket

Violenza e anche trucchi. Il racket delle case popolari non è un welfare parallelo e si serve di ogni mezzo. Premia i prepotenti a scapito dei cittadini onesti, anche se fanno finta di non saperlo i centri sociali conniventi con la diffusa illegalità.

Lo sa benissimo invece il presidente del municipio 7, Marco Bestetti (Forza Italia) che al racket di San Siro ha dichiarato guerra. Conosce benissimo la logica delle occupazioni abusive il presidente, e conosce anche i trucchi di cui si servono i capibastone del racket: «La compagna di un noto esponente del racket, conosciuto come uno dei gestori di questo racket, uno dei protagonisti del racket di San Siro - spiega - manda sistematicamente la sua compagna a perfezionare l'occupazione. Sfondano, con un'altra, fingono di essere incinte e quando arriva la forza pubblica con gli ispettori di Aler si rifiutano sistematicamente di lasciare l'alloggio. In ragione di quella dichiarazione non si può usare alcun tipo di forza, nessuno si assume la responsabilità di farlo rischiando». «Non vengono sgomberate - prosegue la ricostruzione del presidente - e l'immobile viene considerato uno di quelli per cui si chiede l'intervento con assistenti sociali e si cerca una soluzioni alternativa, insomma non viene messo fra le priorità. Dopo alcuni giorni entra il vero occupante abusivo, che nessuno riconosce come tale, perché per tutti resta la signora incinta. Questo è il meccanismo, tutti lo sanno ma nessuno interviene».

Il meccanismo è semplice e ha purtroppo una sua efficienza. Il racket si infila in un vuoto del sistema e ne approfitta per appropriarsi di beni e diritti altrui. «Bisognerebbe prendere le reali generalità di queste persone per verificare chi occupa più alloggi, o pretendere certificati sullo stato di gravidanza». «Il problema - spiega il presidente - è anche che quando le forze dell'ordine usano maniere decise c'è chi urla e finge malori. E allora arrivano compagni, compari e centri sociali, perciò si desiste, l'occupazione è riuscita, il racket è alimentato e arrivederci».

Ma il problema non è tanto di norme, quanto di cultura della legalità. «È una questione di approccio culturale - spiega ancora Bestetti - nei mesi scorsi abbiamo assistito a interventi delle forze dell'ordine che non hanno portato a un niente di fatto. Fin quando non si parte dal presupposto che occupare abusivamente è un reato da combattere con ogni mezzo, non se ne esce». Bestetti si rivolge alle istituzioni che governano l'ordine pubblico: «Se pensano di avere situazioni in cui gli abusivi offrono il caffè e se ne vanno in modo composto, allora siamo sulla luna. Serve la forza, con tutte le garanzie di ordine pubblico e di tutela giuridica del caso per gli agenti, che devono eseguire le operazioni, in mancanza del quale gli agenti non si avventurano.

Ecco perché dico che non si deve affrontare il singolo caso, servono azioni al limite dell'operazione militare, con uomini e mezzi che consentano allo sgombero di andare a buon fine. Serve un'organizzazione e una pianificazione che oggi non esiste».

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