La Lega milanese ha fatto quadrato intorno a Bossi, ma non a Francesco Belsito, il tesoriere del partito indagato per truffa. Il vicepresidente della Regione, Andrea Gibelli, ha chiesto espressamente un «passo indietro» dellex sottosegretario e lo stesso hanno fatto il capogruppo milanese Matteo Salvini e il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti, che si è richiamato allauspicio di Roberto Maroni, a quel «fare pulizia» che la base vive ora come un imperativo. E il passo indietro in serata è arrivato.
Un uomo forte del Carroccio lombardo però, il sindaco di Varese Attilio Fontana, ha chiarito che sul «Senatur» non ci sono ombre: «Se ci sono situazioni sbagliate, sono convinto che Bossi non le conosca» ha detto lui che è considerato un fedelissimo di Maroni. «Bisogna vedere se Bossi sa esattamente tutto», «potrebbe essere alloscuro» ha detto Fontana, ricordando che si deve «accertare con serietà come si sono svolti i fatti» e che comunque è necessaria cautela, visto che altre indagini si sono rivelate «un bluff». La mano sul fuoco ce la mette anche il segretario milanese Igor Iezzi, che vede un legame fra il clima politico e quello giudiziario: «Tirare in ballo Bossi mi sembra un modo per screditare lunica forza dellopposizione», dice, ricordando a tutti che «Bossi non fa dei soldi la sua ragione di vita, è uno che mangia pizza e Coca Cola». Piena fiducia in Bossi, insieme a «piena solidarietà e affettuosa amicizia», arrivano dal presidente della Regione, Roberto Formigoni. «Visto che è stato tirato in ballo il suo nome - dichiara il governatore - per come lo conosco mi sento di escludere in maniera assoluta ogni suo coinvolgimento». Anche Formigoni sottolinea lo stile di vita personale del leader leghista, conosciuto «da tanti anni come un uomo dedito al 120% della sua vita alla militanza politica e ai suoi ideali». Nessun altro commento nel merito dellinchiesta.
Commentano, eccome, i partiti della sinistra, almeno quella estrema, fino al punto di far discendere dalla vicenda giudiziaria del giorno degli effetti diretti sulla Regione, che stavolta non centra proprio nulla. Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, però, sembra poco interessato ai fatti: «Suggeriamo alla Lega - dice - di modificare i suoi famigerati slogan, adottando il più consono Ladroni a casa nostra». Per lex ministro comunista «gli elettori chiedevano un cambiamento e la Lega ha riprodotto le stesse pratiche che diceva di voler combattere», tanto basta per chiedere che si faccia «pulizia», nellunico modo possibile in democrazia - concede - e cioè attraverso nuove elezioni, a partire dalla Regione Lombardia».
Paradossalmente il caso-Belsito, al contrario di quel che pensa Ferrero, rischia di consolidare lattuale assetto regionale. Non è un caso Formigoni, ancora lui, ieri sia stato ancor più esplicito nel commentare possibili scenari diversi al Pirellone: «Non penso affatto» che sia arrivato il momento di una giunta tecnica - ha detto - «è una questione che non riguarda il governo di Regione Lombardia». Se fosse necessaria una giunta tecnica in Lombardia - sostiene Formigoni - «allora credo che tutte le istituzioni italiane dovrebbero auto-dimettersi, mi sembra che ormai siamo i presenza di indagini che riguardano tutti i partiti presenti in Parlamento, qualcuno vuole la chiusura di tutte le istituzioni italiane ma non ritengo sia una soluzione positiva». Formigoni ne ha approfittato per ricordare che «in Lombardia al presidente non è stata sollevata nessuna contestazione e nessun atto della giunta è stato contestato e quindi abbiamo il dovere di proseguire per realizzare il programma». Insomma lultima disavventura della Lega, indebolendola, potrebbe anche riportarla a vedere con maggior favore un ritorno alle sue alleanze tradizionali.
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