Fozio, l'oro della ragione brilla nel mistero della fede

Cacciari, Gregory, Canfora e il dibattito sul Patriarca responsabile dello scisma tra Oriente e Occidente

Elena Gaiardoni

«Tesaurus». Un tesoro, non un libro. La definizione degli antichi umanisti dello zibaldone lasciatoci da Fozio (Costantinopoli 820 - Armenia 893), incommensurabile erudito bizantino, responsabile dello scisma tra la chiesa d'Oriente e quella d'Occidente, è stata ribadita in un incontro voluto dalla Scuola della Cattedrale, introdotto da monsignor Gianantonio Borgonovo, moderato da Armando Torno. «Lo scisma d'Oriente. Il confronto per il primato da Roma a Costantinopoli. Un dialogo tra storia, filosofia, religione» - questo il titolo del simposio - ha presentato l'incredibile edizione de «La biblioteca di Fozio, Patriarca di Costantinopoli», 1.300 pagine, recentemente edite dalla Normale di Pisa, una raccolta di commenti, riassunti, postille che il sapiente vergò intorno alle sue letture.

«Che piacere leggere Fozio, scorrere quello che per tutti è un libro inutile! Si legge per vagare, perché non ci si può attardare su questi commenti per vantarsi con qualcuno. Di che cosa ci vantiamo? Del dibattito sul Filioque? Ma chi lo studia più a scuola?» ha ironizzato il filosofo Tullio Gregory.

Già: le questioni teologiche oggi sembrano elucubrazioni cervellotiche oppure fantasie prive di fondamento scientifico, eppure se c'è un discorrere che irrora la mente è proprio quello su Dio. «In questo pagine appaiono ad esempio i cinocefali, gli uomini con la testa da cane che ritroviamo in altri scrittori come Marco Polo quando ci parla della Repubblica dei cinocefali». Storia, immaginazione, mistero della cultura classica si dispiegano ancora una volta nella radura dei pensieri, come aria buona e nuova, noi che ci incaselliamo in questioni di genere forse più oscurantiste di quelle teologiche, basti solo pensare alla categoria del «fantasy», parola tanto di moda ma inutile, perché se è fantasy Harry Potter, causa qualche maghetto, allora cosa c'è di più fantasy della Divina commedia?

Il tomo editato dalla Normale è «un cantiere aperto» ha specificato il filologo Luciano Canfora. «Non si capisce perché un tesoro come questo sia stato pubblicato per la prima volta solo nel 1600, eppure risulta passato tra le mani di tanti umanisti e fu nella bottega di Aldo Manuzio. Possiamo vedere come non ci fossero rapporti tra gli studiosi bizantini e quelli latini, anzi i bizantini consideravano i latini dei barbari. Nel pensiero bizantino era molto attivo il neoplatonismo, al punto che «Ammonio viene definito istruito da Dio» ha notato Massimo Cacciari.

Fozio è un pozzo pieno di rugiada: tornare al Filioque significa comprendere quel «Credo» che recitiamo in chiesa senza nessuna cognizione della sua storia. Non lavorò in tempo di pace, ma durante uno scisma, «quando non si cercava d'essere per forza in sintonia gli uni con gli altri, anzi il contrario» hanno specificato Gregory e Cacciari. Lo Spirito Santo proviene dal Padre e dal Figlio, è un'emanazione del Figlio, oppure transita intorno a loro? A queste dimensioni apre il Filioque, a queste meraviglie del pensiero introduce Fozio, figura in penombra per il pubblico occidentale.

«Certo, non si può dire che opere come questa possano passare di mano in mano - ha detto sorridendo Luciano Canfora - Ma come è bello constatare l'importanza che assunse Platone fin dall'antichità. Platone è tutto, Aristotele fu solo il grande fondatore della logica».

Incontro gremito nella sala delle Colonne al museo del Duomo, a dimostrazione che se quel «cogito» per il quale «siamo» sonda i fondamenti e le lune nascoste in un pozzo, richiama sempre. Chi ha detto che leggere è «vincere facile»?

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