È stata aperta ieri dagli agenti della squadra mobile la cassaforte di Nicoletta Figini, morta soffocata durante una rapina. Dentro il forziere poche cose di scarso valore, per cui rimane ancora un mistero cosa abbia cercato il malvivente, o i malviventi, che, sorpreso la donna a letto, l'ha fatta morire con un bavaglio sul viso. Lo stato dell'abitazione, letteralmente devastata, e la presenza di argenteria, quadri e costosi cellulari, lascia infatti pensare che l'assassino cercasse «qualcosa» di particolare, non necessariamente di valore. Che cosa, per il momento, non è dato di sapere.
E ruota proprio attorno all'obbiettivo del ladro, la soluzione dell'omicidio dell'agiata vedova, 55 anni, uccisa in quell'appartamento al settimo piano di via Ramazzini 4. L'assassino è entrato in azione nella notte tra giovedì e venerdì, forse sicuro che la vittima passasse fuori la notte. Salito sul tetto, ha agganciato una corda al sostegno dell'antenna, si è poi calato sul poggiolo, ha sfondato la persiana ed è entrato. Svegliando però la donna che stava dormendo. Il bandito a quel punto l'ha immobilizzata, legata e imbavagliata e cominciato a cercare qualcosa, buttando all'aria armadi e cassetti. Poi se ne va lasciando argenteria, quadri, cellulari, niente di particolarmente prezioso ma sempre in grado di fruttare qualche centinaio di euro. Ma lasciando anche la donna imbavagliata, trovata poi morta venerdì mattina dalla donna di servizio.
Rimaneva la cassaforte, aperta ieri dalla polizia ma quasi sicuramente non dal ladro durante la sua «perquisizione» visto come ha poi lasciato la casa. È infatti inverosimile si sia preso la briga di richiudere la cassaforte dopo averla aperta e controllata.
Parallelamente si scava nella sfortunata vita della vittima: sposata a metà degli anni Novanta, perde in pochi anni il marito, il padre e infine la madre, da cui eredita un paio di appartamenti.
Una serie di lutti che la lasciano nella disperazione e la fanno cadere preda di alcol e droga.
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