Cronaca locale

Giappone, terra di geishe e samurai Alla Reggia di Monza rarità da collezione

Stampe, sculture, chimoni e paraventi: antiche bellezze dal Sol Levante

Marta Calcagno Baldini

In Giappone bisogna togliersi le scarpe appena si entra in casa, è una forma di rispetto per il prossimo e di igiene. Se ci si trova in un hotel e si dorme sul futon, nell'area dove si sta sdraiati è vietato indossare una calzatura.

Non sono manie, si tratta di usanze radicate nel costume, che sussistono oggi, ma nascono secoli e secoli or sono. E che rendono il Giappone una Nazione che sa stupire e catturare. Addirittura «Tutto ciò che è nipponico ti risucchia», sostiene Francesco Morena, curatore della mostra «Giappone. Terra di geisha e samurai». Fino al 2 giugno in 14 sale della Villa Reale di Monza, quello proposto è un viaggio iniziatico nella concezione della vita quotidiana dei giapponesi, della religione, fino ad arrivare alla figura del Samurai e della Geisha, del Kimono, oltre che degli animali e la calligrafia. Un'esibizione raffinata, magari non troppo coinvolgente nell'allestimento e la disposizione delle ricchezze nonostante l'invito ad essere «risucchiati» nella cultura giapponese. Le opere esposte provengono da due collezionisti italiani. Valter Guarneri e Lydia Manavello, entrambi trevigiani, hanno prestato parte della propria collezione. «Il Giappone è una nazione con un'anima molto forte - spiega Guarneri - mio padre già negli anni Venti andava in Africa, e io ho una figlia biologica e una vietnamita che ho adottato. Sono appassionato di altre culture, ritengo quella nipponica la più raffinata». Anche usanze molto lontane dalle nostre in Giappone assumono un senso ricco di fascino: i quadri, ad esempio, sull'isola nipponica sono poco diffusi. È un paese sismico, l'esigenza è abitare in di case leggere, senza arredamenti che potrebbero rompersi. Le pareti delle abitazioni tradizionali sono di carta, con porte scorrevoli o stanze aperte. Per suddividere gli spazi i giapponesi realizzano dei raffinati paravento, che delimitano le aree con un'eleganza, una preziosità e una leggerezza risolutiva: come quello che è visibile in mostra risalente al Periodo Taisho (1912-26) che raffigura «Tre beltà femminili sotto i ciliegi in fiore». Anche la figura della geisha e dei samurai sono topos della cultura nipponica che non potevano essere trascurati in mostra.

Ad esempio che, dai disegni che una donna rappresenta su un kimono, «è possibile farle una radiografia su molti aspetti della sua vita» sottolinea Lydia Manavello, che fin da piccola è appassionata di questo abito nipponico e ne conserva una preziosa collezione di cui espone in Villa Reale alcuni esemplari. «Ma certo, sulla veste non raccontano tutto a prima vista: la manica del kimono femminile ha tre strati. Attraverso le scuciture e i livelli che si lasciano intravedere nelle varie stoffe, si trasmettono vari messaggi». La seduzione?

Nella donna si gioca tutta sulla schiena. Ma consideriamo che il kimono per la sua preziosità e ricchezza di messaggi era parte preziosa anche dell'atto sessuale. Lo si teneva indosso» (Orari: martedì-domenica e giorni festivi: ore 10-19. Lunedì chiuso; tel 039-2240024, 351-8099706, wwwartika.

it).

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