La barba da guru ce l'ha. La voce cavernosa di chi sa catturare le folle, pure. Ha perfino un nome biblico, per dire. Ma Giobbe Covatta non sfoggia l'occhio di tigre degli arruffa-popolo, piuttosto si arma di ragioni o di ciò che lui considera tali e con placidità partenopea parla, e cita, e racconta. Lo ha fatto con i vizi capitali, nello spettacolo «7», si è ripetuto con gli articoli della Carta dei diritti dell'uomo, nello spettacolo «30», e ora piazza sul palcoscenico l'ultimo capitolo di quella che, a questo punto, è una trilogia. In cartellone al Teatro Manzoni dal 2 al 4 dicembre (ore 20.45, ingresso 25 euro, info 02.763.69.01) arriva infatti «Sei Gradi» - primo degli appuntamenti inseriti nella rassegna «Ridere alla grande», in cui figureranno comici del calibro di Paolo Migone, e Oblivion - titolo matematico mantenuto, one man show nel quale l'attore e comico napoletano (autore con Paola Catella) narra una favola distopica ambientata in un non troppo lontano futuro: in questo dopodomani visibile a distanza di calendario la temperatura del pianeta è salita gradualmente, incrementandosi, rispetto al 2014, di sei gradi. Che succederebbe sulla Terra, su questa nostra stessa Terra abitata dai nostri nipoti o pronipoti, se ci fossero sei gradi in più? Cose inquietanti, ridicole epperò anche paurose, perché non è detto che la fine debba essere per forza tragica: si potrebbe sempre chiudere baracca e burattini ridendo. Di noi stessi. Ma si può ridere di temi così importanti? «E ci mancherebbe altro risponde divertito Covatta, da noi raggiunto al Politecnico di Milano, dove ha tenuto un incontro con gli studenti si sorride e si ride di qualsiasi tema. Questo non significa che il tema diventa ridicolo. Si sorride e si ride perfino ai funerali, e il morto mica si arrabbia. Il funerale del pianeta? No, la cosa tragica è che il pianeta tira dritto e di noi se ne sbatte. Al massimo scompariamo noi. Un esempio? Con soli tre gradi in più di quelli attuali, il riso scompare dalla faccia del pianeta: mi dicono che da qualche parte in Asia un pochino di gente si cibi essenzialmente di riso». Ci sono però due scuole di pensiero, scienziati da una parte e dall'altra che si fronteggiano, e per alcuni il concetto che l'Uomo abbia il potere di mutare la temperatura del pianeta è una bufala, una «paura ecologista» maneggiata ad arte. «Io mi limito ad armarmi di cifre e di modelli matematici applicati all'ecologia con solide basi scientifiche spiega Giobbe - Questi ci fanno pensare che i nostri più stretti discendenti avranno seri problemi e si dovranno adattare a sopravvivere in un pianeta divenuto assai meno ospitale, se non cercheremo di risolvere i problemi dell'ambiente».
Il tema dell'ecologia è politico: non è che Giobbe Covatta, con qualche «vaffa» in meno e un sorriso in più, si fa tentare «grillescamente» dalla carriera politica? «Bè un po' di piccola politica l'ho fatta conclude il comico - sono stato consigliere comunale diversi anni fa a Roma, per i Verdi, ma mi è bastato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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