Giovani scout e Binario 21 La Resistenza delle scuole

Premiati i lavori sui luoghi milanesi della memoria Vincono Galdus e Manara. I versi migliori al Cremona

Sabrina Cottone

Ricordare gli ebrei deportati e trucidati nei campi di sterminio, la guerra, la Resistenza, per i ragazzi che oggi frequentano le medie, le superiori, è fare memoria e storia, mentre la cronaca li porta sui luoghi che sono pietre vive d'inciampo in ciò che è stato, dall'Hotel Regina alla Loggia dei Mercanti al Binario 21. E oltre. I lavori degli studenti sui «Luoghi milanesi della memoria», liberamente ispirati a un libro sul tema di Stefania Consenti, sono stati valutati e premiati da una giuria di giornalisti di varie testate voluta dall'Anpi insieme all'Associazione Figli della Shoah. I vincitori (insieme a tanti altri meritevoli) hanno avuto la soddisfazione di vedersi pubblicati in un e-book di Bookcity scuole a cura di Guerini, «Progetto luoghi della memoria a Milano».

Ad aver meritato il primo premio sono quattro studentesse della scuola professionale Galdus, Giulia Carena, Chiara Caputo, Chiara Sbarbati e Alessia Zerega della classe III del corso di Oreficeria e lavorazioni artistiche, guidate dalla professoressa Francesca Coti. Una ricerca storica originale, partita da una lapide, in via Pompeo Leoni 2, dove si trova la scuola e un tempo un deposito Atm. Qui lavorava il conducente di tram Michele Tarantino. Viveva in via degli Etruschi 2, dove non è rimasta alcuna traccia di lui, prima di essere deportato a Mauthausan come comunista e oppositore del fascismo. È nel campo nazista che, debilitato, è morto di stenti e insufficienza cardiaca.

Molti lavori, la netta maggioranza, si sono concentrati sulla tragedia dell'Olocausto e sono nati al Binario 21, sotto la Stazione Centrale, luogo in cui gli ebrei venivano ammassati in vagoni piombati e spediti come merce nel campo di sterminio di Auschwitz. Una speciale menzione su questo tema è toccata a «La storia per strada» di Federica Tinelli, studentessa della III A della scuola media Carmelita Manara, che a partire da una visita al Binario 21 ha elaborato una riflessione ricca di sentimento. «Ho iniziato a vedere davanti a me una massa di centinaia di uomini. Visi spaventati, visi bambini, visi che non capivano. In qualche occhio leggevo «sono solo un ebreo», in altri non vedevo che un grande vuoto. A un certo punto solo delle urla».

Come migliore poesia è stata scelta «Il pianto della memoria» di Simone Intra, Federico Lardieri e Alessandro Zani della IV D del Liceo scientifico Cremona. «L'aroma penetrava i vetri rotti/ contorcendo stomaci vuoti./ Nessuno aveva ciotole da raschiare/ con inesistenti cucchiai» si legge tra i versi, accompagnati da documenti e fotografia. Sorride da un'immagine Sissel Vogelmann, 8 anni, deportata ad Auschwitz il 30 gennaio del 1944 e uccisa al suo arrivo, il 6 febbraio del 1944.

Premiato anche un componimento in forma di lettera «Loggia dei mercanti. Lettera alle Aquile randagie» di Valentina Servadio, della III A del Liceo scientifico Cremona, per lo sguardo originale sul ruolo meno noto che i giovani scout ebbero nella Resistenza. Il lavoro valorizza come luogo della memoria la Loggia dei mercanti, dove avvenivano incontri e scambi di messaggi clandestini. La lettera è firmata Kelly: la studentessa ha immaginato che fosse scritta anni dopo la soppressione dello scoutismo decisa dal fascismo e parla di «perquisizioni, pestaggi» che costringono i ragazzi a riunirsi «in segreto nella periferia».

Oltre ai quattro lavori premiati, l'e-book ne contiene altri meritevoli di segnalazione. Purtroppo se ne possono citare solo alcuni. Come «La Giovanna pedalando», filastrocca drammatica eppure scanzonata sulla vita difficile di una staffetta, di Simone Doniselli: «La Giovanna ha sedici anni/ corre fugge in bicicletta/ porta lettere per Gianni/ di nascosto va di fretta».

C'è «Memoria di un numero» di Stefano Venuti, ambientato all'ex Albergo Regina di via Santa Margherita 16, quartier generale delle SS, quando le persone non erano più esseri umani ma cifre tatuate sulla carne. E «Anche i treni anche gli occhi», di Federica Cozzolino della III A del Cremona: fa parlare un convoglio muto e impotente spettatore delle deportazioni.

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