Gori esce allo scoperto «Un patto con l'islam per costruire moschee»

Il candidato Pd prima dà ragione a Salvini poi propone intese da firmare con gli imam

Alberto Giannoni

Un patto con l'islam per consentire la costruzione di luoghi di culto legali. Non è la solita dichiarazione quella di Giorgio Gori. La posizione è di quelle che segnano un'intera campagna elettorale. Ma in un colpo solo provoca gli attacchi del centrodestra e lo spaesamento della sinistra. Il candidato del Pd è partito infatti riconoscendo che sul tema dei centri islamici abusivi ha ragione la Lega, per poi approdare a conclusioni opposte, vicine a quelle cui sta lavorando il Viminale: un patto con l'islam (senza specificare «italiano»). «Ha ragione Salvini: chiudiamo i centri islamici illegali», ha ammesso Gori, provocando qualche scompenso in chi, Pd e dintorni, finora usava l'eufemistica definizione di centri «informali». Ma ha subito aggiunto la sua condizione per gli sgomberi: «Prima però rispettiamo la Costituzione e consentiamo la costruzione di luoghi di culto legali, anche per i musulmani. E firmiamo il Patto con l'Islam: sermoni in italiano, lista degli imam e trasparenza sui finanziamenti».

La posizione per tutto il giorno viene contestata dall'intero centrodestra, a partire dal candidato presidente Attilio Fontana, secondo il quale gli accordi proposti da Gori « non hanno valore» e anzi rischierebbero «di legittimare associazioni che in molti Paesi islamici sono considerate estremiste e pertanto messe al bando». «L'unico patto che io firmo - taglia corto Fontana - è quello con i cittadini lombardi che mi chiedono legalità e sicurezza». Il leghista Alessandro Morelli ricorda che «il Pd e lo stesso sindaco Sala hanno bocciato una mozione che chiedeva lo sgombero dei centri culturali illegali». E anche Forza Italia chiarisce la sua linea con Fabio Altitonante: «Noi non siamo contro la libertà di culto, ma ci sono delle regole, che in Regione abbiamo stabilito in modo chiaro con una legge, e si devono rispettare». Su tutta la questione pende in effetti la legge regionale anti-moschee. A Milano una moschea non c'è. E la sinistra (cercando alibi) dà la «colpa» alla Regione. Il candidato di Liberi e uguali, Onorio Rosati ne propone apertamente «l'azzeramento». Gori non è altrettanto esplicito, ma da sindaco di Bergamo, come il Giornale ha raccontato, definiva «sgangherata e pretestuosa» la legge. A Bergamo, peraltro, la tanto annunciata moschea non è stata mai realizzata, per gravi problemi in terni al mondo islamico. Eppure era stata trovata una scappatoia simile a quella che la sinistra aveva in serbo per Milano: la mega moschea alle porte del capoluogo. Sesto in quel caso, Curno a Bergamo.

L'assessore regionale Viviana Beccalossi dice che Gori «ha chiesto soccorso rosso alla giunta di sinistra della confinate Curno». E l'iter a Curno è andato avanti, anche se gli uffici regionali non hanno avuto riscontri formali sul fatto che il Comune abbia adempiuto a quanto previsto dalla legge-Beccalossi in materia di Vas e parcheggi.

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