Stefania Malacrida
È il momento delle presentazioni, tra i 60mila papa-boys riuniti nello stadio di Colonia per la festa degli italiani, la giornata nella Giornata della Gioventù. Regioni allappello: «Lombardia!» chiama lo speaker dal palco. E dalle gradinate arriva unesplosione di «Olé!», un coro assordante, una ola che movimenta buona parte del tappeto di giovani che affolla larena.
Quella delle diocesi lombarde è la comunità di fedeli più nutrita tra le molte giunte da tutto il mondo a riempire le vie della città teutonica. Si stimano 100mila partecipanti nostrani. Tra loro 13mila lombardi. Di cui ottomila da Milano. In pullman o in treno, hanno varcato il confine percorrendo le strade che collegano la penisola alla Germania dai tempi dellimpero romano. Quelle stesse strade che portarono al di qua delle Alpi il futuro patrono di Milano, SantAmbrogio. Non a caso Treviri, città natale del santo, gemellata con il capoluogo lombardo, ha rappresentato una tappa privilegiata per i pellegrini ambrosiani. Circa un migliaio sono stati ospitati da famiglie locali, per poi dirigersi verso Nord. Alcuni passando per Leverkusen, dove ieri mattina il cardinale Dionigi Tettamanzi ha celebrato una delle catechesi che scandiscono il tempo in attesa di Papa Ratzinger. Altri sono andati direttamente a Colonia.
E ora fanno sapere che «Milano cè», comè scritto sui numerosi striscioni. «Ma ci siamo anche noi» afferma Gianmarco Muliari mentre sorregge con i compagni di viaggio lo stendardo su cui campeggia «Lainate».
È il dialogo muto tra scritte che fa da contrappunto allentusiasmo dei cori. Cè spazio per chiunque nella festa nordica degli italiani. Anzi degli «italyani» con la «y», formula ideata dagli organizzatori per indicare i compatrioti disseminati nel mondo, quelli emigrati allestero e quelli che ancora dimorano lungo lo Stivale. I neologismi non sono una novità nella Giornata della Gioventù, che è anche giornata delle commistioni linguistiche.
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