Cronaca locale

Tra i mercatini del Trentino la magia dei sapori di Natale

Da Trento alle suggestive atmosfere dell'Alto Adige Tradizioni, vini e specialità per il cenone della Vigilia

Tra i mercatini del Trentino la magia dei sapori di Natale

Un antico fascino ci spinge verso i mercatini di Natale. Viaggiatori Golosi ma anche curiosi, partiamo per un weekend in Trentino Alto Adige terra di montagne, neve, prelibatezze. I mercatini del Natale spuntano nelle grandi piazze dei capoluoghi o per le vie strette dei paesi. Questa è una tradizione tipicamente tedesca. Infatti, il primo documento a riferire di un Mercato di Natale risale al 1434. Chiamato «Striezelmarkt» (mercato degli Striezel, un pan brioche soffice e goloso a forma di treccia), ebbe luogo a Dresda, il lunedì precedente il Natale. Più tardi, durante la Riforma protestante, il nome mutò in «Christkindlmarkt». Un tempo solo i «Mercatini di San Nicola», offrivano in un unico giorno la possibilità di acquistare gli addobbi natalizi. Con i secoli i mercatini si sono sviluppati e arricchiti. Trento, città mitteleuropea, spartiacque tra diverse culture, ha recepito la tradizione, raddoppiandola: due piazze, Fiera e Cesare Battisti, circa 90 espositori con le proposte per un Natale gioioso/goloso. Dal panino al pastrami alla polenta, dalle sculture alle ciabatte.

Pausa pranzo in gran spolvero sulle colline ricoperte dai vigneti della Ferrari dove la famiglia Lunelli ha creato la Locanda Margon affidandola al bravissimo Alfio Ghezzi. Due proposte, il Salotto Gourmet (nomen omen) e la Veranda (cucina più semplice e svelta). Si va dal salmerino alpino al risotto mantecato al Trentingrana, mele e timo; dalla carne salada fagioli, cetriolo marinato e sesamo agli stracci di pasta ragout fine di vitello, salsa al Trentingrana e Ferrari Brut. Grande cucina e grande vista.

Il mercatino di Bolzano, in piazza Walther, in realtà è un mercatone, il più grande d'Italia, nel genere, uno spettacolo di luci, colori, profumi di cannella e spezie e bancarelle per un regalo o per saziare l'appetito con un würstel o una fetta di strudel.

O un panino con lo speck. Però, per rifornirci della specialità della zona, facciamo tappa da Kofler a Senale-San Felice: da oltre quarant'anni oltre al classico speck, c'è il Bauernspeck, da maiali altoatesini selezionati. Produzione limitata, ha con una maggiore quantità di grasso che lo rende morbido e burroso.

Ogni mercatino, in Alto Adige, ha una sua peculiarità. Quello di Lana è originale e raccolto e si chiama «Polvere di stelle». Tra le strette vie, potreste incontrare una «Fanciulla della polvere di stelle» che vende biglietti per un'iniziativa benefica. Anche qui, enogastronomia e prodotti lavorati locali: lana, feltro, vetro, legno e cera. Assetati per il cammino? Ecco gli spettacolari succhi di Kohl in una frazione di Renon: mele di montagna coltivate sull'altopiano a 900 metri di altezza. Qui il succo di frutta si può chiamare «cru»: ananas-renette o mela di montagna & mirtillo. Dicevamo dell'originalità di ogni mercatino. Quello di Chiusa, in valle Isarco, ha un gusto medievale. Le luci elettriche vengono spente e le vie del paese sono illuminate da lanterne e candele. Qui si incrociano, come in un salto nel tempo, cavalieri, giocolieri, guardiani notturni e mangiatori di fumo. A proposito di mangiare. A Vandoies, in val Pusteria, il caseificio Capriz ha rilanciato la cultura pastorale dell'Alto Adige puntando sul latte di capra (anche se c'è un bel comparto di vaccino). Così, con un maestro frommelier di scuola francese, sono nati: goaserie, caprino fresco stagionato trenta giorni con sentori di tartufo e sottobosco; caprizino, formaggio fresco di capra affinato nella cenere. Una bella fetta di pane nero e il pranzo è fatto.

Al mercatino di Brunico, l'atmosfera è romantica ed è bello sgranocchiare uno zelten con del vin brulé o indugiare, in questo luogo magico, ai piedi dell'innevato Plan de Corones, per trovare una decorazione fatta a mano, tornando così alle origini dei mercatini di Natale. Ora di cena. In Alto Adige il firmamento della gastronomia è pieno di stelle, ma io scelgo una piccola, calda osteria di Marebbe, in una valle laterale della Val Badia. Da Garsun è necessario prenotare perché fanno la spesa in base ai commensali. Mangiate quello che c'è, senza fiatare.

Ma dopo la zuppa d'orzo, le turtres (frittelle ripiene di ricotta e spinaci), i cancì (ravioli con erbette e patate) e uno stinco di maiale di rara intensità, di parole non ce n'è più bisogno.

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