I partigiani Anpi entrano in aula Fratelli d'Italia fuori per protesta

È partito da piazza Scala senza i gonfaloni delle istituzioni cittadine il corteo commemorativo della strage di piazza Fontana. Guidata dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, la manifestazione è partita senza le insegne della città e senza i rappresentanti del Comune, gli assessori Carmela Rozza e Pierfrancesco Majorino. I due si sono ritrovati davanti a palazzo Marino con il corteo partito e lo hanno raggiunto «di corsa» in via Santa Margherita, dove la testa del corteo si è fermata ad attenderli.

Un incidente che la dice lunga sulla mancata presenza dei vertici delle istituzioni alla commemorazione del 45esimo anniversario della strage di piazza Fontana. Assenti il sindaco Giuliano Pisapia «perché malato», che alle 14 però ha tenuto suo il discorso durante il consiglio comunale straordinario su piazza Fontana, ospiti d'onore il primo cittadino di Brescia Emilio Del Bono e il vicesindaco di Bologna, Silvia Giannini, e il presidente della Regione Roberto Maroni. Annunciati dalla mattina, all'ultimo momento hanno entrambi cambiato programma: il sindaco è tornato a casa - «ha la febbre» dicono i suoi portavoce -, il governatore «per un impegno improvviso» ha mandato a rappresentarlo il neosottosegretario Giulio Gallera.

Stesso copione va in scena un'ora prima, alle 16,37 alla cerimonia di deposizione delle corone in memoria delle 17 vittime della strage alla Banca nazionale dell'Agricoltura. Non c'erano né il sindaco, nè il governatore lombardo, assente anche il presidente della Provincia Guido Podestà. Al loro posto, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, il sottosegretario regionale Giulio Gallera, l'assessore provinciale Franco De Angelis. Tra i presenti anche il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, il prefetto Francesco Paolo Tronca e il segretario della Camera del lavoro Graziano Gorla.

La piazza che da sempre è teatro di fischi e contestazioni alle istituzioni, di qualunque colore siano, forse quest'anno faceva ancora più paura. Se, infatti, il sindaco Moratti, il governatore lombardo Formigoni, il presidente della Provincia Guido Podestà venivano «tradizionalmente» attaccati da centri sociali, autonomi e movimenti studenteschi, con il cambio di colore in Comune le cose non sono molto cambiate.

Due anni fa i collettivi avevano colorato di rosso la fontana della piazza e fischiato Pisapia, lo scorso anno le proteste avevano assunto un tono decisamente più violento. I militanti del Cantiere avevano urlato all'avvocato di Rifondazione parole dure, accusandolo di essere addirittura «fascista». Così se l'anno scorso Pisapia era rimasto visibilmente scosso da un'accusa che mai avrebbe pensato di ricevere, quest'anno non ha voluto replicare. Anche quest'anno infatti un gruppetto di antagonisti era in piazza da attenderlo.

E con la tensione che corre tra primo cittadino e centri sociali, non sarebbero che potuti piovere altri fischi. Gli scontri del 7 dicembre dietro l'angolo, le uova al suo «braccio destro» Paolo Limonta, hanno fatto chiaramente capire il sentiment dei centri sociali per il loro «ex» sindaco.

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