Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini forse pensava di avergli fatto un complimento dopo aver visitato la mostra allestita da Vittorio Sgarbi nel Padiglione Eataly di Expo, ma lui non l'ha presa bene. E così è esplosa l'ennesima polemica che ha finito per coinvolgere Oscar Farinetti, i mali del governo, gli sprechi di Padiglione Italia e perfino il premio Oscar Dante Ferretti. Per finire a parlare ancora di candidature e sindaco di Milano con un insolito (e scherzoso) patto di ferro tra lo stesso Sgarbi e il commissario Expo Giuseppe Sala.
«Quella di Eataly è un'operazione commerciale, ma anche culturale», aveva detto Franceschini dopo aver visto la mostra «Il Tesoro d'Italia. La biodiversità dell'arte italiana» accompagnato dallo stesso Sgarbi e Farinetti. «Portare molte opere italiane, anche meno conosciute e valorizzarle qui è un'operazione intelligente. È nello stile di Sgarbi, quindi molto creativo. Sono tutte concentrate in questo spazio ridotto, ma mi pare un'iniziativa intelligente. C'è un grande bisogno di valorizzare l'Italia minore». Apriti cielo. «Non c'è proprio nulla di commerciale in ciò che ha fatto Farinetti», la reazione piuttosto piccata di Sgarbi pronto a difendere le operazioni che vedono il privato scendere in campo da protagonista e a puntare il dito contro gli investimenti pubblici di dubbia efficacia. «Tutti dicono questa cosa: l'idea di mettere al fianco del buono il bello è ciò che ha mosso Farinetti a spendere soldi suoi per una mostra gratuita, mentre lo Stato ha speso 100 milioni di euro per l'orrido Padiglione Italia in cui c'è solo Guttuso». Concludendo che «quelli sono soldi buttati». Poi, dopo Franceschini, è toccato al premio Oscar. Le cui installazioni oggetto di tante polemiche e che lo stesso Ferretti non voleva ultimare per i troppi disguidi dovuti all'organizzazione, secondo Sgarbi «non sembrano necessarie e sarebbe stato giusto prendere la sua polemica sui ritardi come un buon motivo per risparmiare denaro. Andrebbero bene per Cinecittà, per un film di Tornatore, ma qui le ha pagate Expo e non un produttore». Tornando a sottolineare come «lo Stato italiano a Expo ha buttato denaro per cose insensate, mentre qui a Eataly un privato ha messo soldi suoi per fare una mostra di capolavori». E il riferimento è agli oltre trecentocinquanta capolavori di artisti di tutte le regioni d'Italia che vanno dal Trecento fino all'ultimo Novecento. «Una mostra di Stato - ha chiosato Sgarbi - anche se finanziata da un privato». Un percorso che alla fine dell'Expo Sgarbi vorrebbe trasportare in forma di antologia alla Venaria Reale di Torino.
Poi il siparietto. «Chi vorrei come sindaco se non dovessi diventarlo io? Giuseppe Sala». Anzi, ha riso Sgarbi tirando in mezzo anche l'attuale vice sindaco di Pisapia, «io faccio il sindaco e tu l'assessore, Sala sarà la mia De Cesaris».
Ricordando di quando Sgarbi lasciò il suo incarico da assessore alla Cultura e Sala che allora era direttore generale del Comune prese dal suo ufficio un quadro per sistemarlo nella sua stanza. «Segno - la promozione di Sgarbi - che Sala ha un fiuto sopraffino».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.