Idroscalo, la Regione fa le pulci a Penati

Nel mirino la polizia provinciale: «Deve avere una formazione al passo coi tempi»

Massimo Ponzoni, assessore regionale alla Sicurezza, il centrodestra in Provincia attacca la gestione dell’Idroscalo. Nel mirino c’è la polizia provinciale accusata, tra l’altro, di «inadeguata formazione». Com’è possibile che l’amministrazione di Filippo Penati spenda male il ricco contributo che gli arriva dal Pirellone per formare gli agenti?
«Domanda che attende una risposta dal presidente della Provincia e dagli assessori coinvolti. Anche la Regione, come la Cdl di Palazzo Isimbardi, vuole vederci chiaro e per questo chiediamo il resoconto di come sono stati spesi quei contributi. Si sa che la sicurezza è il problema più avvertito, un’esigenza reale dei cittadini cui le Istituzioni devono rispondere. E noi, Regione Lombardia, su questo terreno vogliamo che gli agenti non abbiano solo strumenti adeguati ma pure una formazione al passo con i tempi».
Traduzione: non si può giocare con la percezione della sicurezza in un luogo come l’Idroscalo, che è il «mare dei milanesi».
«Esattamente. Faccio un esempio: se in una strada trovo sempre vetri rotti e passandoci frequentemente noto che quei frammenti sono sempre lì, quella strada sarà sempre più abbandonata perché dà senso di degrado, quindi di insicurezza. Ecco perché diventa necessaria l’illuminazione di quella strada e la lotta al degrado anche in termini di riqualificazione urbanistica. Insomma, è inaccettabile una gestione dell’Idroscalo come quella made in Dioli».
Ma concretamente come si può riportare tranquillità e certezza in quell’area?
«Occorre che tutti investano nella sicurezza soprattutto quando si è nella fase di approvazione dei bilanci. Noi Regione stiamo poi studiando nuove formule per avviare cofinanziamenti con gli enti locali per progetti mirati sulle zone più a rischio dell’area metropolitana, quindi anche dei parchi. Vogliamo cioè che tutto il nostro territorio sia sempre più sicuro e offra condizioni di vita ottime».
Facciamo un po’ di conti: a quanto ammonta l’ultimo contributo regionale per la sicurezza?
«Otto milioni di euro diretti agli enti locali e alle associazioni che hanno presentato progetti per il miglioramento costante delle funzioni della polizia provinciale».
Otto milioni che, in sostanza, si declinano in...
«Impianti di videosorveglianza, centrali operative, dotazioni tecniche - come giubbotti e radio -, opere di ristrutturazioni delle caserme e rinnovo dei parchi autoveicoli».
Ma a quanto ammonta, dal 2000 ad oggi, l’investimento della Regione?
«Novantatré milioni di euro. Anche in tempi di ristrettezze economiche abbiamo posto la sicurezza come priorità. I comandi di polizia locale si sono evoluti tecnologicamente e professionalmente. Oggi con l’immigrazione che avanza, con un governo di sinistra che mira a eliminare il permesso di soggiorno è evidente che occorre pianificare con lungimiranza e grande attenzione perché garantire la sicurezza è un dovere preciso di chi governa».


Risultato del metodo Formigoni, quello della sicurezza compartecipata.
«In Lombardia dimostriamo quotidianamente che è utile agire tutti insieme usando come strumento una sola parola: conoscenza del territorio, quindi prevenzione».

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