Era appena terminato il vertice con la delegazione di Forza Italia guidata dalla coordinatrice Mariastella Gelmini e nel quale il governatore Roberto Maroni aveva escluso qualsiasi ipotesi di rimpasto nella giunta (a cominciare dal vice presidente Mario Mantovani), quando una dichiarazione degli «alfaniani» ha rimesso tutto in discussione. Perché è difficile non considerare un atto ostile proprio a Maroni e alla Gelmini la dichiarazione del capogruppo Ncd Luca Del Gobbo che si oppone alla linea dura dei governatori del centrodestra (Maroni, Toti e Zaia) contrari all'accoglimento di altri profughi, con la minaccia del taglio dei contributi regionali ai sindaci che non chiuderanno le porte dei comuni. «È inopportuno - dice Del Gobbo - qualsiasi provvedimento che preveda forme di penalizzazione per i Comuni e, di conseguenza, per i cittadini». Un provvedimento che «non troverebbe mai il sostegno di Ncd».
Una crepa difficilmente sanabile. Come conferma il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo: «Credo - replica duro - che l'Ncd debba finalmente decidere da che parte stare, se con il governo Renzi o con il presidente Maroni». Regge invece e anzi si rafforza l'asse tra Carroccio e Fi con la Gelmini che ribadisce la compattezza dell'asse dei governatori del Nord. «Maroni, Toti e anche Zaia stanno alzando un argine contro la follia», le sue parole. «Non è pensabile continuare ad accogliere senza sosta immigrati clandestini». Per il consigliere Fabio Altitonante (Fi) «la situazione sta degenerando: solo a Milano, secondo le stime di Palazzo Marino, da ottobre 2013 sono arrivati più di 63mila profughi, quasi 10mila da inizio 2015. Di questi meno di 300 hanno presentato richiesta di asilo». In mattinata c'era stata la dichiarazione del prefetto Francesco Paolo Tronca: «I centri di accoglienza sono abbastanza pieni, ma siamo sempre pronti a fare la nostra parte in termini di solidarietà».
Ma anche sugli altri temi, dopo qualche settimana di gelo in Regione, nel centrodestra (tolto Ncd) torna il sereno. A cominciare dal reddito di cittadinanza, un tema sul quale le strade si erano divise parecchio. «Abbiamo presentato a Maroni - spiega il presidente del gruppo azzurro al Pirellone Claudio Pedrazzini - una proposta immediatamente operativa per il reddito di emergenza attraverso la Dote unica persona per aiutare chi ha bisogno, purché si renda disponibile a seguire un percorso di attivazione sociale e di inserimento lavorativo e non rifiuti nessuna occasione di lavoro». Così come proposto dal Silvio Berlusconi nel comizio di Segrate per appoggiare la candidata del centrodestra Tecla Fraschini.
Un incontro, quello con Maroni, durante il quale la Gelmini ha dettato un'agenda di Fi in quattro punti: lavoro, welfare, casa e salute.
«Abolizione dei ticket sanitari e libertà di scelta dei cittadini su dove farsi curare - ha spiegato al termine - Emergenza casa in particolare a Milano, lavoro e impresa e reddito di emergenza». Per la Gelmini «non una misura assistenzialistica, ma di sostegno una tantum per chi è in difficoltà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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