Industriale ucciso: arrestato il fratello

Si chiarisce il mistero che avvolgeva la morte di Luca Tromboni, assassinato per dissapori aziendali

Cristina BassiL'assassino era lì, nella più ristretta cerchia familiare. Sarebbe stato il fratello, secondo l'accusa, a uccidere a sangue freddo con tre colpi di pistola Luca Giovanni Tromboni. Per l'omicidio dell'imprenditore cinquantenne trovato all'alba del 20 marzo 2015 nel capannone della sua azienda di Rozzano ieri i carabinieri hanno arrestato Sandro Tromboni, fratello minore della vittima. Il motivo, le forti tensioni tra i due per la gestione della ditta di famiglia, riporta alla mente il delitto della fonderia di Marcheno, nel Bresciano.I carabinieri del Comando provinciale di Milano hanno sospettato subito dell'uomo. Le indagini condotte dalla sezione omicidi del Nucleo investigativo guidata dal tenente colonnello Michele Miulli e coordinate dal pm Gaetano Ruta hanno portato all'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Ilaria De Magistris. Contro Tromboni, 43 anni, i militari hanno raccolto «gravi indizi di colpevolezza». Le accuse sono di omicidio con le aggravanti della premeditazione e «di aver ucciso il fratello» e di porto d'armi in luogo pubblico.Il primo indizio: una sera Sandro, sospettoso, toglie le batterie ai cellulari poi dice all'amante albanese 28enne, come poi lei riporta ai carabinieri, che Luca è stato ucciso con tre colpi di pistola. Tre giorni prima che l'autopsia lo rivelasse. All'inizio infatti al medico legale risultano solo due fori, a fronte, quello fatale, e addome. Non quello al gomito destro. Nel dicembre 2014, quando i dissidi tra fratelli toccano il culmine, l'indagato cerca su internet informazioni su un kit di pulizia e per il montaggio di una calibro 7.65. È l'arma del delitto - mai ritrovata - ma non è tra quelle dichiarate da Tromboni. Gli accertamenti del Ris di Parma, tra cui l'esame con lo Stub, rileva «presenza massiccia» di particelle di polvere da sparo solo sulle maniche del giubbotto dell'indagato. Oltre a residui di plastica di colore azzurro sulla vittima. L'ipotesi è che l'assassino abbia avvolto l'arma e le proprie mani in un sacchetto, per proteggersi e raccogliere i bossoli. Non accorgendosi però che uno di questi è finito sotto il corpo.Sandro Tromboni inoltre conosceva, lui solo, elementi utili ad agire: era stato lui a chiedere a Luca un cambio di turno per quella sera, il 19 marzo, e sapeva che le telecamere puntate sulla scena del crimine e nelle vicinanze non funzionavano. Il suo alibi, aver fatto jogging in un altro capannone, inoltre sembra costruito ad arte. Secondo i carabinieri, il confronto dell'ora dell'omicidio - tra le 19.24 e le 20.15 - e gli interventi sull'allarme del secondo capannone lo smonta. Infine il movente. La Tromboni srl, che produce viti e ha trenta operai, era in mano ai fratelli soci e stava andando male.

Luca, oculato e gran lavoratore, voleva estromettere Sandro, avido e dalle mani bucate. I due non si sopportavano da tempo, erano già venuti alle mani. E la raccomandata con cui la vittima intimava al presunto assassino di tagliarsi lo stipendio pena il licenziamento è sparita dal luogo del delitto.

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