Ira di Sala: "Non ascolta Milano, il governo non merita fiducia"

L'ira del sindaco di Milano all'attacco sui mancati trasferimenti da Roma. "Ci ignorano, eppure da noi il Paese trae grandi vantaggi"

Ira di Sala: "Non ascolta Milano, il governo non merita fiducia"

«Milano è sempre stata considerata un traino e della sua buona performance hanno tratto beneficio i milanesi e un po' tutti in Italia». Parola del sindaco di Milano, Beppe Sala, parlando durante il Consiglio comunale sulla questione della chiusura del bilancio previsionale. A lanciare il grido d'allarme sui mancati trasferimenti da parte del governo era stato il sindaco già qualche giorno fa e mercoledì l'assessore al Bilancio, Emmanuel Conte: «Per Milano passiamo da circa 470 milioni a 0». In attesa di conferme la giunta ha congelato in via precauzionale fino al 31 maggio, termine ultimo per l'approvazione del bilancio di previsione, 200 milioni di spesa corrente. E si sta già ragionando sui tagli alle diverse voci di spesa, dalla scuola al Welfare, dai servizi civici al personale.

Ora dopo settimane di incontri con il Governo a tutti i livelli, spiega Sala «non ho ancora ricevuto risposte»: «Non posso avere fiducia in un governo che non ascolta una città che ha sempre celebrato come suo traino, che ha incensato per la gestione dell'Expo, per la conquista delle Olimpiadi, per la forza propulsiva, per la nostra creatività, per l'attrattività delle università, per il volontariato. È un governo che ora sembra così lontano». A fronte dei ristori e trasferimenti straordinari per 478 milioni ricevuti nel 2020 e 467 nel 2021, per il 2022 «la risposta da Roma è zero o giù di lì, stiamo parlando di 3,4,5 milioni, come se nel 2022 i problemi fossero risolti. È macroscopicamente evidente che non si può costruire un bilancio equilibrato con numeri del genere».

Sala chiede allo Stato coperture come nei due anni passati sui mancati incassi dalla vendita dei biglietti Atm o il calo delle entrate dalla tassa di soggiorno (che anche passata l'emergenza sarà in calo rispetto agli anni pre Covid). Così è venuta meno una voce storica e fondamentale per le casse comunali ovvero i dividendi di Sea: gli scali milanesi hanno visto un calo drastico del traffico. Prima della pandemia, ha ricordato l'assessore al Bilancio Conte, grazie alle entrate tributarie ed extratributarie si riusciva a coprire l'87 per cento della spesa corrente, qualcosa come 3,3 miliardi di euro, mentre solo il 13 per cento veniva da trasferimenti statali. In particolare le entrate extratributarie coprivano il 43 per cento della spesa, 1,4 miliardi di euro, grazie a trasporto pubblico, imposta di soggiorno, affitti dei beni demaniali e dividenti delle partecipate. Il Covid ha impattato soprattutto su questa voce: la differenza tra 2019 e 2021 è di meno 463 milioni.

L'immagine è quella di una città virtuosa, che si è sempre retta sulle proprie gambe, ma che viene penalizzata dal paradosso del patto di stabilità. Ricorda ancora Conte: «Sarebbe totalmente sbagliato non usufruire di quello che viene definito debito buono cioè il debito che permette di fornire servizi necessari. Anche come Anci abbiamo manifestato l'importanza di una revisione dei fattori di equilibrio e di tensione che già prima della pandemia caratterizzavano gli equilibri di parte corrente». Ecco che Milano si trova a fare i conti con i paradossi di alcune regole contabili e ad essere penalizzata con gettiti propri che vanno a vantaggio delle altre città: succede con il meccanismo perequativo che alimenta il Fondo di Solidarietà comunale attingendo al gettito Imu.

«Milano registra 133 milioni di penalizzazione quest'anno e non ce ne siamo mai lamentati, perché penso sia un meccanismo che ha la sua rilevanza - attacca Sala -. Però lo dico per dimostrare che dalla buona performance di Milano ne abbiamo tratto giovamento tutti».

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