Islamici contro il Comune: «Assente al Ramadan»

L'ultima bufera contro il portavoce del Caim (il coordinamento delle associazioni islamiche di Milano) risale al 17 luglio. Davide Piccardo pubblicò su Facebook il video degli scontri davanti alla sinagoga parigina con un commento anti-israeliano che scatenò una valanga di polemiche, anche da parte di esponenti del Pd. Una fetta del centrosinistra si era scagliata contro Piccardo già il 25 aprile. Il suo commento dopo gli insulti subiti dalla Brigata Ebraica durante il corteo? «Andare alla manifestazione con la bandiera israeliana significa insultare la resistenza». Una frase che l'assessore Pd al Welfare Pierfrancesco Majorino definì «semplicemente terrificante». In Comune parlano di semplice questione di «rotazione tra i luoghi di culto islamici», ma tant'è nessun esponente della giunta ieri ha presenziato alla più grande celebrazione per la fine del Ramadan, diecimila persone si sono radunate al Velodromo Vigorelli. L'anno scorso la preghiera organizzata dal Caim si tenne all'Arena Civica, partecipò l'assessore alla Scuola. Questa volta Francesco Cappelli ha portato il saluto del Comune al centro sportivo di via Cambini, dove si riuniva ieri mattina la comunità islamica «moderata» di via Padova. Nel pomeriggio, Majorino si è recato invece alla Casa della Carità.

Non l'ha presa bene Piccardo, ex candidato di Sel. Anche perchè il 4 agosto il Comune presenterà alle comunità religiose le 4 aree che saranno messe a bando per aprire nuovi luoghi di culto, il Caim da tempo ha pronto il progetto per una maxi-moschea. Dal palco Piccardo, dopo aver ricordato i «fratelli di Gaza» e chiesto un'«invocazione per la Palestina» ha giudicato «grave l'assenza del sindaco o di un suo rappresentante. Oggi è la festa del 10% dei milanesi, è dovuta una rappresentanza istituzionale. É la terza volta che invitiamo Pisapia, ma non è venuto». Se ci fosse stato, avrebbe dovuto probabilmente commentare in diretta, e con qualche imbarazzo, la preghiera e il sermone affidato quest'anno all'imam Mohammed Reda, migliore amico e «fratello» di fede di Abu Omar, condannato a 6 anni per terrorismo. «Mi piacerebbe conoscere da dove proviene e soprattutto il pensiero di Mohammed Reda - domanda non a caso il Pd Roberto Caputo: una persona con lo stesso nome era stata coinvolta nel caso Abu Omar. Con molta probabilità si tratta di omonimia..».

Al Vigorelli, come a tutte le comunità islamiche in città, il sindaco ha inviato un messaggio in cui ribadisce «l'impegno di dare, pur nelle difficoltà, giuste opportunità di luoghi di culto degni, ma soprattutto di facilitare azioni di dialogo vero con tutte le fedi e le culture». Il nostro sforzo comune deve essere coltivare pensieri e atti di pace, educando in primo luogo le giovani generazioni».

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