Parte dalle verifiche sul defibrillatore, che è stato sequestrato, l'inchiesta sulla morte del giovane disabile nella piscina di via Lamennais. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti e intende accertare se l'apparecchio fosse in regola e funzionante.
L'indagine, che passerà dal tavolo del pm Antonia Pavan a quello del capo del dipartimento Salute e ambiente, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, prevede una serie di verifiche a tutto tondo sulle misure di sicurezza adottate dalla struttura di Quarto Cagnino. In particolare sulla presenza e sul numero dei salvagenti a disposizione e sul fatto che per seguire il corso con dieci persone disabili, tutte affette da problemi fisici e psichici, fosse presente un solo bagnino. Si vuole stabilire se questo numero in rapporto agli allievi fosse sufficiente a garantirne la sicurezza. Secondo quanto è emerso però, l'impiego di un istruttore, in questo caso una donna che è intervenuta immediatamente per cercare di salvare il 32enne, era previsto «da contratto». La prima ricostruzione fatta dai carabinieri spiega che la vittima, Davide Duma, si è allontanata verso la parte più profonda della piscina, dove non toccava, e poi ha cominciato ad annaspare. Il giovane è annegato, ma sarà l'autopsia disposta per i prossimi giorni, ad accertare se la sua morte sia stata conseguenza di un malore avuto in acqua prima di affogare. È questa una delle ipotesi su cui si concentrano gli inquirenti.
La lezione di martedì pomeriggio era circa a metà, quando Duma, orfano e affidato ad un amministratore di sostegno del Comune, si è staccato dal gruppo. Nel momento in cui l'istruttrice è intervenuta, pochi secondi dopo, era troppo tardi. Il ragazzo aveva già i polmoni pieni d'acqua ed è stato trascinato fuori dalla vasca già in arresto cardiocircolatorio. I paramedici sono riusciti in un primo momento a rianimarlo sul posto anche col defibrillatore oggetto di verifica, ma al suo arrivo all'ospedale San Carlo le condizioni del 32enne erano disperate. Tutti gli sforzi sono stati inutili e intorno alle 17.30 i medici dell'ospedale hanno dichiarato il decesso.
Gli accertamenti avranno inoltre l'obiettivo di stabilire eventuali responsabilità penali a carico del personale in servizio nella struttura o dei gestori dell'impianto. Non solo il defibrillatore infatti, ma anche tutti gli altri dispositivi di sicurezza verranno vagliati con cura per verificare che fossero adeguati e a norma di legge.
Oppure, al contrario, si dimostrerà che si è trattato di una tragica fatalità. La piscina di Quarto Cagnino, gestita da Milano Sport, in quel momento era chiusa al pubblico proprio per permettere le lezioni collettive riservate ai disabili seguiti dalla comunità «Le Chiavi di Casa».
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