Torna a fare parlare di sè Kabobo, l'africano che sei mesi fa ammazzò a colpi di piccone tre passanti a Niguarda. Nei giorni scorsi ha infatti tentato di strangolare il compagno di cella, salvato poi dall'intervento di alcuni agenti della polizia penitenziaria. La vittima è stata poi portata in infermeria, ma se l'è cavata solo con qualche graffio.
Mada Adam Kabobo, ghanese di 31 anni, arrivato clandestinamente in Italia, all'alba dell'11 maggio si armò di una spranga e aggredì un paio di passanti che riuscirono a sfuggire alla sua furia omicida. L'africano prese allora un piccone e con quello riuscì a uccidere tre uomini, colpiti a caso per le strade di Niguarda. Arrestato dai carabinieri inizialmente non riuscì a spiegare il suo gesto, anche perché si esprimeva in un inglese stentato. Trovato l'interprete, fu interrogato e sottoposto a perizia psichiatrica durante la raccontò di sentire delle «voci». «Queste voci mi dicevano anche in Africa la gente uccideva a colpi di piccone e quindi mi sono sentito anch'io di fare la stessa cosa». E poi: «Le voci mi dicono anche che io sono il creatore del mondo». Gli esperti stabilirono alla fine che l'immigrato aveva «una capacità di intendere grandemente scemata ma non totalmente assente». E per questo è stato rinviato a giudizio dal gip che ha fissato la prima udienza per il 28 gennaio.
Nel frattempo è rimasto chiuso a San Vittore, dove nei giorni scorsi ha tentato di uccidere un compagno di cella. Kabobo è stato bloccato all'ultimo momento prima di poter strangolare l'altro detenuto. Un intervento tempestivo, tanto che la vittima ha riportato solo ferite superficiali, medicate in infermeria. Il ghanese invece dopo l'aggressione è stato trasferito in isolamento, sorvegliato a vista, e continua a seguire le terapie psichiatriche.
«Noi non siamo stati informati di quanto è accaduto», ha spiegato l'avvocato Benedetto Ciccarone, che difende Kabobo assieme a Francesca Colasuonno.
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