L’indagine

Le domeniche a piedi non piacciono alle imprese lombarde, sono solo un disagio. Circa la metà, infatti, crede che lasciare a casa l’automobile una tantum non serva a niente. Soprattutto se si dà un’occhiata ai livelli di polveri sottili registrati in questi ultimi giorni: da quando sono scattati i divieti di circolazione, lo smog non ha fatto altro che aumentare, perfino dopo il blocco totale di domenica scorsa. E guardando le tabelle, è difficile biasimare chi è scettico verso i blocchi spot. Tuttavia gli imprenditori non sono per la linea «talebana» e non rifiutano a priori i divieti. In tanti sono d’accordo su un blocco domenicale purché venga pianificato tempo prima e soprattutto sia comune a più città, non a macchia di leopardo o limitato a uno o due comuni in tutto il territorio regionale. «Solo così - spiegano - può essere davvero efficace».
Questi i dati che emergono da stime ed elaborazioni dell’indagine «Imprese, ambiente e inquinamento» realizzata dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza. Un’indagine che ha coinvolto circa 500 imprenditori lombardi. La ricetta antismog per i manager passa attraverso il potenziamento del servizio di trasporto pubblico (53,5%), in particolare a Milano, o attraverso l’introduzione di incentivi per la sostituzione degli impianti di riscaldamento domestici meno efficienti (57,2%): insomma, passa per politiche pianificate e non per iniziative d’emergenza decise all’ultimo momento. Le ordinanze spot e i divieti come quelli in corso rappresentano solo un costo.
Gli imprenditori hanno le idee ben chiare anche sull’Ecopass e non sono poi così contrari, anzi: uno su tre sarebbe favorevole ad estenderlo a tutte le tipologie di autoveicoli e non solo a quelle più vecchie. Circa il 20% vorrebbe invece che fosse rivolto ai soli veicoli inquinanti. Dall’indagine emerge anche un altro dato che la dice lunga: ogni anno un’impresa spende in media ottomila euro di spese per l’ambiente: spese legate ai costi dovuti al traffico, all’inquinamento ambientale e all’adeguamento alle normative. Nella cifra ad esempio rientrano i ritardi delle consegne della merce dovuti a code e intasamenti in circonvallazione o in tangenziale. In particolare, il traffico per 1 imprenditore lombardo su quattro crea ritardi sia nella consegna delle merci sia nel percorso casa-azienda dei dipendenti che genera ritardi sul posto di lavoro e, di conseguenza, calo della manodopera. Per un imprenditore su cinque l’inquinamento ambientale incide anche sui costi legati alla pulizia esterna degli edifici delle aziende.

«L’ambiente non è solo un costo ma è anche un investimento - spiega Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza - Oltre al business crescente della green economy, la qualità dell’ambiente è indicatore della qualità della vita, che per il Made in Italy è un fattore non secondario della competitività. In fondo esportiamo insieme ai prodotti anche un’idea, un “pezzo” del nostro paese, della sua cultura e del suo patrimonio ambientale».

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