L'«Ultima Cena» di Andy Warhol torna alle Stelline: non è da sola, ma in compagnia di una ventina di scatti di grandi dimensioni che hanno per soggetto «The Pope of the Pop Art», il «papa» dell'arte pop, ritratto dal fotografo Aurelio Amendola. «Andy Warhol da New York alle Stelline. Leonardo di Warhol/Warhol di Amendola» (fino al 29 ottobre) chiude un cerchio aperto quarant'anni fa, quando Amendola venne inviato dal settimanale Oggi nella Grande Mela per catturare il fermento della Factory. Ne uscì un bel reportage e alcuni di questi lavori sono ora in mostra: sono le foto dove Warhol posa vicino al pianoforte, nel suo studio o tra i teschi (stava infatti lavorando alla serie Skulls). Amendola da sempre bravo a mettere davanti all'obbiettivo artisti e creativi - tornerà a New York dieci anni dopo: il fotogiornalismo ora non c'entra più, non bisogna scovare scoop o foto ad effetto.
Ed ecco che escono ritratti in bianco e nero di una potenza incredibile, in cui Warhol è preso in piano piano, spesso in controluce e quasi in preghiera (titolo che il fotografo ha attribuito a uno dei suoi lavori più belli).
Che cosa è successo in dieci anni? Andy Warhol ha continuato la sua ricerca pop, ma la denuncia beffarda contro il consumismo delle celeberrime serie con Marylin Monroe o con le scatolette di zuppa Campbell è stata ormai soppiantata da una riflessione spirituale e intima più profonda: le fotografie di Aurelio Amendola documentano questo cambio di rotta alla perfezione. Non è tutto: la mostra, ben curata da Walter Guadagnini e Alessandra Klimciuk (catalogo Skira), si apre con l'opera che dà senso a tutta l'esposizione fotografica. È «The Last Supper» nella versione virata al color magenta, di proprietà del Credito Valtellinese, realizzata da Warhol in onore dell'ex refettorio delle Stelline, che si trova in corso Magenta, dove il re del pop venne invitato ad esporre dal quel gallerista illuminato che fu Alexandre Iolas. Fu la sua ultima personale. Era il gennaio dell'87 e nessuno immaginava che un mese dopo, il 22 febbraio, Andy Warhol sarebbe morto per una crisi cardiaca durante un intervento chirurgico.
È vero che già la scorsa primavera il Museo del Novecento in collaborazione con Gagosian ha realizzato un'ampia mostra dedicata all'«Ultima Cena» di Warhol che sull'opera-icona di Leonardo da Vinci fece studi, ricerche, riflessioni continue, ma questa esposizione ha un sapore diverso e di certo non è ripetizione.
Si tratta del ritorno a casa di un'opera che è stata concepita per quel luogo fisico, affiancata da foto che offrono uno sguardo inedito sull'intimismo di un uomo che sull'apparenza costruì il suo successo. La mostra si chiude con una saletta in perfetto stile warholiano, con venti borse d'autore ispirate dal mondo pop realizzate dagli espositori di Mipel.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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