É un po' l'isola che non c'è. Nel senso che non è bastato chiudere il traffico e togliere le auto per farla diventare uno spazio a dimensione di persona. Perchè? Perchè manca proprio lo spazio, occupato dai cordoli delle piste ciclabili da marciapiedi che non servono da bancarelle che non c'entrano nulla. Andreas Kipar, architetto paesaggista nato tra le fabbriche della Ruhr ma che da quasi 30anni vive a Milano, boccia l'isola pedonale del Castello. Nell'atmosfera «berlinese» dell'Upcycle Cafè, uno dei locali più vivaci della città, dove Kipar si trova a presentare «viaggi naturali» il nuovo libro di racconti erranti di Andrea Ferraretto, il paragone è con l'aeroporto cittadino di Berlino, il Tempelhof dove ora non si parte e non si atterra più. «Là anche se la pista è rimasta di cemento sembra diventata un prato- spiega Kipar- perchè lo spazio è rimasto libero.
E la differenza con piazza Castello nel modo diverso di utilizzare lo spazio. L'isola pedonale non diventerà mai prato perchè è stata occupata da strutture inutili, da bancarelle, da mercatini ignobili che non lasciano nessuna libertà di immaginazione...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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