L'arte di ConiglioViola Rinascimento in formato digitale

Al Museo Messina e in città le opere del duo torinese, tra le incisioni e la realtà virtuale

Mimmo Di Marzio

Il nome, ConiglioViola, pare uscito più dal mondo dei Manga giapponesi che da quello delle mostre, quasi sempre politically correct anche nella scelta dei titoli. Loro però - il duo composto dai torinesi Brice Coniglio e Andrea Raviola - sono ormai una presenza ricorrente e controcorrente nelle vicende dell'arte contemporanea; in particolare da quando, dieci anni fa, furono gli spettacolari protagonisti in Laguna di un «Attacco Pirata» alla Biennale di Venezia. Sulla loro imbarcazione, attraccata all'Arsenale sotto il controllo della guardia costiera, campeggiava appunto un enorme coniglio porpora. Oggi eccoli invece a Milano ad inaugurare un «esperimento post-cinematografico» diffuso in città, a partire dal Museo Francesco Messina fino ad altre dieci sedi rigorosamente non convenzionali: dalla Libreria «Utopia» al Mercato del Suffragio, dal Teatro-i all'Anguriera di Chiaravalle. Il progetto si intitola «Le notti di Tino di Baghdad», fiaba orientale e un po' noir che il duo ha liberamente tratto dall'opera della poetessa tedesca Else Lasker-Schüler.

A farla da padrona è la contaminazione di linguaggi, la cifra identificativa di questa coppia di artisti sui generis che da sempre utilizza per le proprie opere la tecnologia, internet, la musica, i personaggi della moda e dello spettacolo. Come quando ingaggiarono la cantante Antonella Ruggiero nello spettacolo teatrale «Concerto senza titolo» andato in scena allo Stabile di Torino; o come quando, in un'altra performance teatrale, coinvolsero come interpreti gli stilisti Etro, Vivienne Westwood e Antonio Marras, il critico d'arte Achille Bonito Oliva e la collezionista Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. Un'altra particolarità del loro lavoro è il rifiuto di alcuni meccanismi chiave del sistema dell'arte, come l'adozione di critici e curatori, preferendo gestire in proprio le proprie azioni. «Sappiamo tutti che quello dell'arte è un sistema corrotto dove i cosiddetti critici hanno il compito di giustificare e contrabbandare qualsiasi artista possa soddisfare gli interessi del mercato» puntualizza Brice Coniglio. Loro invece si sono qualificati «bottega rinascimentale nell'era digitale», nell'obbiettivo di recuperare un senso di artigianalità del prodotto artistico e ristabilire un contatto diretto con il pubblico. Nel progetto milanese (un grande ritorno dopo la mostra del 2009 al PAC che contò 10mila visitatori in dieci giorni), i ConiglioViola combinano le nuove tecnologie - come la «realtà aumentata» - con le tecniche tradizionali, dalle incisioni su rame al teatro delle ombre.

Nei due piani del Museo Messina, la fiaba espressionista viene raccontata in 26 episodi ora attraverso incisioni, ora attraverso video collocati dentro finestre di cemento e che si animano solo se inquadrati con il proprio smartphone dopo aver scaricato la app gratuita. La bottega del nuovo millennio, appunto.

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