L'assalto di Fs ai trasporti trova un blocco bipartisan

Centrodestra e civici difendono la gestione di Atm Quote M5, diversi punti oscuri sulla linea di Sala

L'assalto di Fs ai trasporti trova un blocco bipartisan

Non è bastato spedirlo in missione istituzionale a Roma. L'ex assessore Franco D'Alfonso, consigliere della lista civica di Beppe Sala, non avrebbe risparmiato al sindaco un attacco frontale in aula sulla travagliata vicenda delle quote della società M5 messe in vendita da Astaldi e - a questo punto - destinate a Fs dopo la bocciatura (con parecchi mal di pancia in maggioranza) del diritto di prelazione da parte di Atm. D'Alfonso non ha potuto partecipare alla discussione e al voto ma proprio lui che in Città metropolitana ha la delega al Bilancio ance ieri su Facebook ha bocciato tassativamente la linea Sala: «La decisione di non esercitare la prelazione è un errore gravissimo, un danno all'autonomia di Milano, prodottosi per di più alla fine di un iter pasticciato, poco trasparente e pieno di contraddizioni. Evitare l'ingresso di Fs nel trasporto locale milanese è ancora un obiettivo politico primario». Sono quasi le stesse parole ripetute qualche ora dopo in conferenza stampa congiunta da tutti i capigruppo del centrodestra. Ieri Sala è tornato a difendersi dalle accuse di «sudditanza nei confronti di Fs e Roma» che gli sono state mosse da tutta l'opposizione. «Ribadisco - ha detto - che il Comune deve essere sufficientemente forte da avere un rapporto dialettico, se serve anche duro, ma Fs è un partner e non possiamo non considerarlo sui trasporti ma dire che ne abbiamo bisogni sugli scali». L'accordo sul recupero delle ex ferrovie non è stato ancora firmato, nè per inciso risulta che la società abbia ancora ritirato il ricorso contro il Comune per il piano naufragato durante l'ultima fase della giunta Pisapia. Il presidente Atm Bruno Rota ha denunciato più o meno velatamente per giorni l'assalto di Fs alla gestione del trasporto pubblico locale che nel 2018 il Comune metterà a gara. L'ingresso in M5 sarebbe il primo atto della scalata. Per difendere Atm da quello che rischia di diventare un concorrente molto scomodo Rota aveva presentato al sindaco un piano b: l'acquisto con diritto di prelazione delle quote di Astaldi in M5 con contestuale accordo di prevendita da parte del socio istituzionale F2i. L'azienda non ha mai pensato - anche se è il messaggio che ha cercato di far passare Palazzo Marino - di non cedere immediatamente le azioni. Un piano che era consolidato da un parere legale spedito al Comune. Diversi punti della vicenda rimangono oscuri. Se il cda di Atm il 20 febbraio aveva già deliberato la non volontà di esercitare la prelazione, presenti tre funzionari comunali, chi ha ridato spinta alla trattativa con F2i? Il Fondo peraltro è già socio del Comune in Sea, difficile credere che Rota possa aver trattato all'oscuro dall'azionista (Palazzo Marino) un piano alternativo a Fs. Eppure nella nota firmata dal direttore generale del Comune Arabella Caporello e dalla direzione Bilancio poco prima del consiglio di lunedì è il messaggio che viene fatto passare: «Risulta dagli atti trasmessi che Atm abbia attivato tavoli di discussione con diversi interlocutori nazionali e internazionali, volti alla definizione di una strategia condivisa e coerente alla crescita di medio e lungo termine. Tale affermazione non trova corrispondenza in alcuna linea di indirizzo espressa dal socio». Il mandato di Rota è in scadenza, Sala ha subito frenato le voci di dimissioni anticipate, «mi auguro che voglia finire il mandato, lo incontrerò in settimana e ci parleremo». Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, che sposava la linea di Rota, lo definisce «un difensore dell'azienda, ha fatto per bene il suo lavoro, ma di fatto è sfiduciato. Dovrebbe fare un passo indietro». Lui, Stefano Parisi e i capigruppo di Fi Gianluca Comazzi e Milano Popolare Matteo Forte chiedono ora a Sala di «avviare subito con la Regione un piano chiaro sull'integrazione tra Atm e Trenord, per creare un unico soggetto forte senza subire iniziative da Roma. Fs è stata sostenuta dal governo Renzi nella strategia di ingresso nel Tpl e vuole prendersi ora il boccone più grosso d'Italia, cioè Milano dove Atm registra ottime performance e rischia di entrare piano piano in un'azienda statale molto inefficiente». Ricordano pelatro che la Regione versa contributi aggiuntivi e non dovuti per legge sul Tpl.

Il centrodestra convoca in Commissione l'ad di Fs Renato Mazzoncini: «Ha dichiarato che vuol far crescere dal 6 al 25% il business del trasporto su gomma di Busitalia, ci troveremo Fs a gestire i bus?». Al Comune di Firenze, quand'era sindaco Matteo Renzi, Mazzoncini centrò l'obiettivo.

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