Basta Padre nostro. E nemmeno Ave Maria, madre di dio. I padri della Patria? Da dimenticare. Roba vecchia il padre e la madre, da eliminare. Anzi da condannare secondo l'opera di demolizione che la giunta Pisapia sta imponendo ai milanesi con una cura choc. Prima il registro delle coppie di fatto a minare i valori della famiglia, adesso il divieto di utilizzare i termini «padre» e «madre» che nei moduli di iscrizione saranno sostituiti dal più neutro «genitore». Come i rivoluzionari francesi che pensarono di impossessarsi dell'anima di un popolo cambiando i nomi ai mesi del calendario. Non gli andò bene e speriamo non vada bene nemmeno a chi vorrebbe smontare un pezzo alla volta i cardini di quel nucleo fondante che è pilastro dell'intera società. Una frana innescata dalla delibera comunale sul registro delle coppie di fatto che scatterà il 14 febbraio e a cui ha lavorato, con i funzionari comunali, la consigliera del Pd Rosaria Iardino.
Ma a protestare questa mattina sarà il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini con tutti i consiglieri regionali. L'appuntamento è alle 11,45 per un presidio di protesta contro il Comune e la giunta Pisapia davanti alla Scuola dell'infanzia comunale di via Galvani, all'angolo con via Filzi, davanti al Pirellone. «Un fatto gravissimo - attacca il capogruppo della Lega in Regione Massimiliano Romeo - solo l'ultima di una serie di iniziative che vanno tutte nella direzione della cancellazione della famiglia tradizionale». E annuncia la presentazione di una mozione in consiglio per riportare sui moduli del Comune le parole «padre» e «madre». Spiegando che è una politica folle quella che inseguendo presunti diritti di una minoranza, «cancella i sacrosanti diritti della maggioranza dei cittadini».
Perché è chiaro che dietro l'assalto ideologico della giunta arancione di Pisapia alla famiglia, ci sono in arrivo a cascata una serie di implicazioni pratiche.
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