L'attesa del killer ai funerali

L'assassino dei fratelli Emanuele e Pasquale Tatone, nonché di Paolo Simone, sarà ai funerali. Se lo aspettano gli investigatori della squadra mobile che stanno indagando sui tre delitti di Quarto Oggiaro. E che per quel giorno disporranno non un imponente servizio d'ordine, che al momento, anche se si prevede una folta partecipazione, sembra inutile («non mi pare che nel quartiere ci sia la guerra civile» fa notare un po' ironicamente il dirigente della squadra mobile Alessandro Giuliano), ma piuttosto un apparato di uomini armati di telecamere e macchine fotografiche di precisione. Riservandosi, al termine della cerimonia, di acquisire anche tutto il materiale filmato dalle televisioni. Non manca molto, infatti, alle esequie: solo la data ancora non c'è. Appena l'autorità giudiziaria - terminati ormai, dopo le autopsie, gli esami biologici e tossicologici sui cadaveri - riconsegnerà le salme alle famiglie, si deciderà per le cerimonie funebri.
E se l'assassino non si presentasse ai funerali? Chi si occupa da una vita di criminali in senso stretto sa bene che, a quel punto, bisogna spostare l'obiettivo. E tenere d'occhio le tombe, in particolare nei giorni immediatamente successivi le esequie. Il linguaggio della malavita, infatti, è vasto e tutto da interpretare, ma alcuni gesti sono scritti. E la polizia, come nella trama di una puntata del serial tivù «Romanzo criminale», non si aspetta di sorprendere solo l'autore dei tre delitti al cimitero.
«Chi si reca sulla tomba dopo la sepoltura, dietro l'apparenza del visitatore discreto potrebbe invece celare un desiderio di vendetta. È usanza, infatti, in questi ambienti andare a giurare vendetta sulla tomba - spiega un investigatore di lungo corso -. Così, nel caso più avanti ci fossero altri fatti di sangue, i primi sospettati sarebbero proprio questi visitatori «immortalati» al cimitero...Magari per le indagini non sarebbe la svolta definitiva, la soluzione dell'inchiesta, ma si tratta comunque di un punto di partenza».
E i Tatone? Al momento se ne stanno chiusi nel loro dolore. La cognata di Emanuele (probabilmente la moglie di Mario Tatone, l'ultimo sopravvissuto dei fratelli di Casaluce, ndr) è intervenuta subito dopo il delitto del 27 ottobre al telefono alla trasmissione «Linea d'ombra» di TeleNova. È stata lei, tra le lacrime, a chiamare in diretta. «Era veramente cambiato, aveva una bimba e una nipote e viveva solo per loro - ha spiegato la donna commossa parlando di Emanuele -. La mattina del suo omicidio abbiamo bevuto il caffè e siamo rimasti insieme fino alle 11. Non riusciamo a comprendere, non capiamo chi abbia voluto eliminarlo...

Era tranquillo, lontanissimo dall'immaginare che qualcuno volesse ucciderlo. Per questo grido ad alta voce: prendeteli immediatamente!».
Quel che temono maggiormente gli investigatori, infatti, è che siano gli amici dei Tatone, e non la famiglia, a far giustizia per quei tre morti.

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